Gazzetta di Modena

Modena

Costretta ad abbandonare il figlio invalido al 100%

di Serena Arbizzi
Costretta ad abbandonare il figlio invalido al 100%

L’incredibile vicenda di una mamma di 74anni a cui la questura non rinnova il permesso di soggiorno perché non ha un lavoro. Il ricorso al Prefetto

20 aprile 2014
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Costretta a ritornare nel paese d'origine, il Marocco, e ad abbandonare Rachid, suo figlio disabile, invalido al 100%, perché il permesso di soggiorno non le verrà rinnovato dal momento che non ha un lavoro.

È la storia struggente di Mahdia Sabri, una donna 74enne che porta negli occhi tutta la sofferenza per quel figlio prima creduto morto, poi ritrovato vivo come per miracolo, e dal quale sarà costretta a separarsi se il Prefetto non accoglierà il ricorso presentato da uno studio legale di Modena che ha preso a cuore il caso per bloccare l'ordine di ripartire per Casablanca. Sono trascorsi 15 anni da quando Rachid Waddaf, oggi 43enne è arrivato in Italia e da allora ha dovuto vincere una sfida dopo l'altra. «Prima, mio figlio ha subito un intervento in un ospedale abruzzese dove era stato ritenuto morto - racconta distrutta dal dolore Mahdia - non è stato ricucito con tempestività sull'addome e tuttora riporta cicatrici enormi e bubboni a seguito di quell'operazione. Io ero stata chiamata dal Marocco per riconoscere la salma, poi, una volta arrivata in Abruzzo ho avuto la bellissima sorpresa di scoprire che invece era ancora vivo. In seguito ci siamo trasferiti a Modena, in questa abitazione - prosegue Mahdia indicando gli spazi del miniappartamento di via Archirola dove il Comune ha sistemato lei insieme a suo figlio - ma Rachid è invalido al 100% e con la carrozzina non riesce ad effettuare dovutamente i suoi movimenti». Ma questo non è il problema principale di questa madre legata da un amore indissolubile verso un figlio che non vuole e non può abbandonare. «Lo scorso gennaio - aggiunge Rachid - la Questura ha emesso un documento con cui ha rifiutato la richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno per mia mamma. Quindi, lei dopo quindici giorni avrebbe dovuto partire per ritornare in Marocco perché non ha un lavoro: per fortuna è intervenuto l'avvocato che con grande cura ha preso in mano la situazione. Ma non posso fare a meno di chiedermi: come fa mia mamma a lavorare a 74 anni? Ogni tanto lei faceva qualche lavoretto, ma negli ultimi tempi ha dovuto accudirmi costantemente. Io non riesco a camminare e, la notte, per dormire, ho bisogno della maschera d'ossigeno. Se lei partirà, chi si occuperà di me? Io non ho nessuno qui: posso sopravvivere solo grazie alle cure di mia madre». Sul documento emesso dalla questura a gennaio si legge infatti che viene meno il permesso di soggiorno perché “sono venuti a mancare i requisiti soggettivi perché, allo stato delle cose, la cittadina marocchina, possa essere concesso un permesso di soggiorno per lavoro subordinato”. Nell'atto viene anche evidenziato come a favore di Mahdia “non siano stati versati contributi derivanti da lavoro dipendente o autonomo dal marzo 2011”. Il figlio Rachid, invece, ha potuto ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno per “residenza elettiva” essendo invalido al 100%. La storia di Mahdia e Rachid ha intenerito tanti amici che ne sono venuti a conoscenza e sperano che il permesso di soggiorno possa essere prolungato: la decisione ora spetta al Prefetto al quale è stato presentato il ricorso. Se il Prefetto decidesse per il rientro in patria della donna, Mahdia dovrebbe abbandonare il figlio disabile Rachid che rimarrebbe solo con le sue enormi difficoltà.