La Pasqua di monsignor Lanfranchi comincia dai carcerati
L’arcivescovo di Modena nel suo messaggio parla di speranza, misericordia, perdono
Prima la Santa Messa in carcere alle 9, poi alle 11 la celebrazione all’Abbazia di Nonantola, nel pomeriggio in Duomo. La Pasqua di monsignor Antonio Lanfranchi, arcivescovo di Modena, è una Santa Pasqua di speranze, con un messaggio rivolto a chi si trova a dover convivere con le difficoltà del presente. E non è un caso che Lanfranchi, come già aveva fatto anche in passato, abbia scelto di stare a contatto con chi anche in un giorno di festa non potrà stare a contatto con la sua famiglia, con chi non si sente di festeggiare. Un monito, quello del vescovo, che è in piena e profonda continuità col messaggio di papa Francesco. Ecco il suo messaggio ai modenesi.
«Buona Pasqua! Vorrei che questo augurio portasse a tutti la speranza e il desiderio di una vita nuova. E' l'augurio che faccio soprattutto a coloro che si trovano sul Calvario, inchiodati al legno delle loro sofferenze e che faticano a credere che possa tornare il giorno nella notte della loro vita.
So che è più facile "sentire" il Natale, che la Pasqua. Questo non deve sminuire l'importanza della Pasqua. Dice l'annuncio pasquale: "Cristo è risorto" (1 Cor 15,20).
E per la Chiesa è l'annuncio fondamentale del Vangelo, la vera notizia che ha cambiato l'ordine del mondo.
Senza la Pasqua, non si riesce a capire neppure il Natale in senso cristiano. Il Natale appartiene agli inizi, la Pasqua al compimento. Con il Natale inizia un'avventura che deve portare alla Pasqua.
Con la Pasqua si inaugura il tempo del compimento, quando il disegno di Dio a favore della salvezza dell'uomo viene portato alla perfezione.
Il Vangelo di Pasqua ci dice "il Crocifisso è risorto" (Mc 16, 6). Le due parole vanno tenute strettamente unite: crocifisso-risorto; è risorto, proprio lui, quello che era stato messo in croce; anzi è risorto proprio perché era stato messo in croce. "Gli uomini lo hanno ucciso, ma Dio lo ha risuscitato" (cfr. At 2, 23-24); gli uomini l'hanno espulso dalla storia, ma Dio lo ha costituito signore della storia. Nel senso che la storia trova proprio in Lui, nel "Crocifisso risorto", il suo significato. La crocifissione di Gesù è l'uccisione di un innocente, uno dei tanti crimini che hanno intristito la storia dell'uomo sulla terra. Ma è, nello stesso tempo, una scelta di amore portata fino all'estremo limite.
Di fronte alla violenza degli uomini, anziché rispondere con una violenza opposta, egli ha accettato di subire affidando la sua difesa a Dio.
Le ultime parole di Gesù in croce sono "Tutto è compiuto! (Gv 19,30 ). Padre , nelle tue mani consegno il mio spirito" (Lc 23,45).
Tutto è compiuto. La missione affidata dal Padre a Gesù è stata portata a compimento secondo il suo volere. Tutte le angosce dell'umanità di ogni tempo, schiava del peccato e della morte, tutte le implorazioni e le intercessioni della storia della salvezza confluiscono in questo grido del Crocifisso. Il Giusto, condannato ingiustamente, che si è caricato di tutte le nostre sofferenze, ci insegna a sperare contro ogni speranza, a sentire che le mani di Dio sono più forti di qualsiasi mano potente degli uomini, più forte di ogni tentazione che possa sopraggiungere e abbattersi su di noi.
Dopo le ultime parole di Gesù in croce, tutto il dolore della passione sembra acquietarsi, come la terra che, dopo aver accolto il seme nel solco, attende nella pace che esso germogli.
E' l'ora zero della storia, l'ora che dà inizio al Giorno nuovo, a un tempo nuovo, l'ora in cui è introdotto nella storia un nuovo principio di umanità.
E' l'ora del "grande silenzio", che precede e prepara l'erompere dal cuore dell'Alleluia Pasquale.
Benedetto XVI ci ricorda: "La risurrezione di Cristo non è un semplice ritorno alla nostra vita terrena, è invece la più grande "mutazione" mai accaduta, il "salto" decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, l'ingresso in un ordine decisamente diverso, che riguarda anzitutto Gesù di Nazaret, ma con lui anche noi, tutta la famiglia umana, la storia e l'intero universo".
La Pasqua è sempre la festa di un nuovo inizio. Prepariamola con il "grande silenzio" del sabato santo e accostiamoci ad essa con speranza e gioia».