Gazzetta di Modena

Modena

Madonna del Murazzo: arte e fede nella Via Crucis

di Michele Fuoco
Madonna del Murazzo: arte e fede nella Via Crucis

Al santuario esposte le opere in terracotta di Padre Romano Volpari e il crocefisso realizzato da Roberto Cavallari. Una mostra di artisti modenesi

20 aprile 2014
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È Pasqua ed è Resurrezione di Cristo, ma si pensa necessariamente al terribile calvario che egli ha affrontato. L'immagine della sofferenza la può offrire la “Via Crucis”, come quella in terracotta realizzata da padre Romano Volpari e voluta da Daniele Giovanardi, responsabile della Confraternita della Misericordia presso il Santuario della Madonna del Murazzo. Quindici opere collocate in un apposito spazio all'aperto (accanto alla struttura che custodisce una trentina di presepi scenografici di pregevole fattura artistica e artigianale), denominato “Giardino Via Crucis”, in memoria di Valdo e Bruna Baraldi, come nei desideri dei figli, benefattori della Confraternita.

In questo luogo, che gode anche di una confortevole zona verde, giganteggiano su un'ampia parete di una edicola la figura di Cristo crocifisso e quelle di due pie donne piangenti, eseguite dal pittore Alberto Cavallari. Tutto è concepito come scenario di grande impatto emotivo, con forti accenti di drammaticità messi in rilievo pure sul piano della resa artistica. Un crudo realismo per lo sgomento che lo scultore Volpari prova di fronte all'itinerario di supplizio cui Cristo è sottoposto, iniziando dal giudizio di Pilato per continuare nelle cadute sotto il pesante legno della croce. Un cammino di sofferenze, di torture e di dileggio che si conclude con lo strazio della crocifissione, passando attraverso tappe di umana pietà, di cui sono capaci, oltre alla madre, il Cireneo, la Veronica, le pie donne. Una compassione di cui si sostanziano anche le due formelle raffiguranti “Gesù deposto dalla Croce” e “Gesù posto nel sepolcro”. Questa intensa e plastica opera a bassorilievo del frate francescano (che prima di essere ordinato sacerdote ha lavorato per 13 anni come scaricatore nel porto di Ravenna) riesce a cogliere nell'esperienza religiosa vicende legate all'esistenza dell'uomo, con la materia povera, come la creta, che s'incarna nel dramma della caduta e del riscatto. Così nell'ultima stazione Gesù risorto si manifesta in un atteggiamento benedicente e trionfante contro la violenza e la morte. Arte non decorativa e consolatoria è pure l'opera su carta (poi incollata su legno) di Cavallari. Una pittura nutrita di tensioni fortemente dolorose, nella rappresentazione di Cristo morto, che fanno parte dell'assurda sofferenza che l'artista (una serie di sui disegni sono al Museo al Deportato di Carpi) ha patito, durante la seconda guerra mondiale. Nei lager tedeschi, luoghi di torture e di annientamento dell'essere umano.

Per il visitatore c'è, fino a domani, in un salone anche la mostra di artisti modenesi del passato, con una nutrito gruppo di quadri ad olio e all'acquarello di Arcangelo Salvarani (scorsi ci Ventimiglia, Bordighiera, Assisi, Firenze, ma anche i giardini di Modena, chiesa S. Paolo). Da apprezzare un angolo di Verona (1922) di Giuseppe Graziosi, il casolare con fieno e il minareto dell'orientalista Augusto Valli, la chiesa di S. Pietro di Pietro Pagliani, la scolaretta rurale di Evaristo Cappelli, nudi di donna di Mario Vellani Marchi, mattino sul lago e Venezia di Augusto Zoboli, la casa in un giardino, nevicata e un paesaggio, con caratteristiche informali del 1909, di Casimiro Jodi, Venezia di Leo Masinelli, fiori di Tino Pelloni, e un paesaggio con case di Gianni Cavani. E ancora: una incisione di Augusto Baracchi e piazza S, Giacono e Villa d'Este di Alberto Artioli. Una bella rappresentanza di pittori del passato (alcuni più volte alla Biennale di Venezia).