Gazzetta di Modena

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Zapparoli al Borgo di Vignola: il colore è un velo di lacrime

di Michele Fuoco
Zapparoli al Borgo di Vignola: il colore è un velo di lacrime

L’opera dell’artista di Finale, il cui studio è stato distrutto dal terremoto del 2012 diventa campo di tutti i possibili recuperi di una realtà familiare ferita o distrutta

20 aprile 2014
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VIGNOLA. Il terremoto non può distruggere la creatività che sa uscire più fortificata proprio dalle tristi esperienze. Anche l'atelier di Rino Zappparoli a Finale non è stato risparmiato dal sisma di due anni fa, ma l'artista si è subito adoperato per rimetterlo, per quanto possibile, funzionale al suo lavoro. È quanto evidenzia la mostra, fino al 4 maggio, all'Associazione Culturale “Il Borgo”, in via Cantelli 3, diretto da Luca e Bruno Casalini. Troppo intenso il legame con quei luoghi perché vengano ignorati. E la pittura diventa il campo di tutti i possibili recuperi di quella realtà familiare, ferita o distrutta, contaminando arte e vita collettiva e personale. Così le opere, esposte in questa occasione, sembrano integrare il passato e il presente, con un'analisi capace di stabilire un sistema di rapporti tra dramma della distruzione e ferrea volontà di recupero. Emblematica delle rovine del sisma sono le immagini del Palazzo del '500, quello dei Veneziani, di Finale e il cascinale di Mirandola, inquietanti nel loro annientamento strutturale. Ma l'artista riesce a trovare, con i suoi dipinti, una connessione anche con la realtà di memoria culturale, quella pre-terremoto, in una rappresentazione dell'antico borgo di Finale, con i suoi caratteristici vicoli, che si carica di storia poi infranta dalla violenza di inarrestabili forze sotterranee. Il panorama è spesso di desolazione, con le case sull'argine del Panaro, una volta quasi abbandonate e ora sparite del tutto, il fiume interrotto nel suo percorso che non consente più la pesca. C'è pure uno sguardo più ottimista, quando la campagna esalta il vigore della natura e mette in luce qualche abitazione ricostruita. Questa pittura pare trovare una conciliazione tra il triste e il tenero, recando l'impronta dello stato d'animo dell'autore incline ad una amarezza di fondo, risolta con una densità cromatica tendente a sfumature di mestizia.

Muri scrostrati, portoni e finestre corrosi dal tempo sembrano percorsi da una velo di lacrime per quadri di commozione e densi di sentimenti e risonanze affettive. È quasi un invito allo spettacolo di una esistenza turbata, non solo nelle opere ad olio, ma pure nelle incisioni, sempre di minuziosa eleborazione segnica, raffiguranti vasi di fiori, nature morte di prodotti della campagna e oggetti poveri. Roberto Busuoli parla in una nota critica di “ricerca portata avanti con impegno e coerenza, per raggiungere nei diversi lavori una sua classica bellezza”. E lunga la storia artistica di Zapparoli (vive a Massa Finalese) che, in passato, ha partecipato con Alberto Cavallari a molti concorsi di pittura estemporanea. E non sono mancati i successi.