Gazzetta di Modena

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«Il coraggio e la tenacia ricette di sempre anticrisi»

«Il coraggio e la tenacia ricette di sempre anticrisi»

Formigine. Fausto Tarozzi e altri imprenditori del distretto incontrano i giovani Tanti consigli sul futuro. L’ esperienza delle start up Spiiky e Conspiracy

22 aprile 2014
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FORMIGINE. Istruzioni per la crisi: imprenditori di oggi e di ieri hanno raccontato le loro esperienze al castello, durante l’incontro “C’è ancora lavoro per i giovani?”. «In Italia c’è un’emorragia di lavoro - ha esordito Franco Richeldi - che riguarda anche i giovani modenesi che vanno all’estero. In Europa ci sono due milioni di posti, di cui solo tredicimila offerti dal nostro Paese. Una ricerca indica che il 69% dei giovani pensa che la posizione dei giovani sarà peggiore rispetto ai genitori, rispetto al 45% del 2006. C’è il 30% di disoccupazione giovanile anche a Modena. Se non riesce Renzi, rischia di fallire l’Italia». «Nel 2012 ho scritto un libro sulle “Imprese Artigiane” a Modena - ha ricordato Beppe Manni, rettore dell’Università Popolare di Formigine - raccontando la storia di cinquanta imprese. Venti hanno già chiuso in tre o quattro anni». È dura, ma alcune esperienze fanno ben sperare. Come la realtà di Spiiky, un social network per lo shopping che vuole “distruggere” i gruppi d’acquisto, inventato da giovani di Formigine e Modena. «Servono coraggio, soldi e talento - ha sottolineato Matteo Manelli, co-fondatore - l’oro dell’Italia sono i cervelli, ma spesso non hanno coraggio. La politica deve dare coraggio a chi non ce l’ha». «Per fare impresa in Italia - ha aggiunto Federico Zini, assessore alle Politiche giovanili - servono competenze, coraggio e un pizzico di fortuna». Doti indispensabili quando il tuo Paese non sembra favorirti. «Ci sono quattro aspetti fondamentali - ha detto l’imprenditore Ivan Degli Esposti - la pressione fiscale sulle imprese, la mancata possibilità di alzare gli stipendi dei dipendenti, il credito passivo verso le banche, lo Stato che non dà agevolazioni a fare impresa». «Non bisogna aspettarsi che il contesto migliori a breve - ha ricordato Zini - ho iniziato a lavorare nel 2007. C’è stata la crisi e ho trovato tre lavori. Se uno s’impegna e si forma, il lavoro lo trova». Maria Linda Giusti, laureata in Lettere, ha puntato sull’agricoltura. «Da otto anni ho cambiato mondo - ha detto - è un mondo tosto, per la fatica fisica e soprattutto quella mentale: meglio provare prima di partire». «Ho iniziato nel 2010 puntando sull’innovazione - ha detto Gianluca Tamburini, titolare di Conspiracy - ho avuto fortuna e ho trovato gli interlocutori giusti». Si dice che una volta era più semplice, ma è proprio così? «Siamo nati nel 1961 - ha raccontato Fausto Tarozzi, fondatore della Siti-B&T - partendo con ventiquattro cambiali. L’epoca in cui si dice “faccio quel tanto che basta” è finita. Se fossimo rimasti fermi, a quest’ora forse non avremmo avuto problemi perché avremmo chiuso». Paolo Zini, invece, è partito con la Lar, un’azienda con clienti come Nestlé, Procter & Gamble e Colgate. «Poi sono stato estromesso dall’oggi al domani nel 2002. Non ero né giovane né vecchio. Sono ripartito da zero. Oggi i giovani certi posti non li accettano, come i lavori a turni. C’è il problema della filiera tra scuola, formazione e imprese. I giovani devono andare all’estero? Se non trovano altro … Il mio consiglio? Cercate una, due, cinque volte e troverete l’occasione».

Gabriele Farina