Quando perdonò il suo attentatore
Il toccante incontro in carcere con Mehmet Ali Agca
Papa Giovanni Paolo II è stato anche protagonista di uno fra i più grandi gialli del ventesimo secolo: l’attentato con cui lo si voleva togliere dalla storia del mondo. Alle 17,17 del 13 maggio 1981 l’attentatore turco Mehmet Ali Agca – un espertissimo killer – colpì il pontefice, in piedi sulla papamobile, con dueproiettili di una pistola Browning calibro 9, da una distanza di tre metri e mezzo. Il primo proiettile colpì Wojtyla all’addome, attraversò l’osso sacro e uscì dai lombi; il secondo ruppe l’indice della mano sinistra, e sfiorò il braccio destro. Nessun colpo mortale.
Eppure, mai come in questo caso, la fredda realtà criminologica si intreccia all’inevitabile interpretazione religiosa: quella del miracolo e, in particolare, della mano invisibile che avrebbe deviato il primo colpo, forse mortale.
Di misteri, del resto, la vicenda è piena. Per esempio l’esistenza di un terzo proiettile mai esaminato dagli inquirenti (forse sparato da un altro killer), trovato sul cofano, della papamobile e inserito dallo stesso papa sulla corona della Madonna di Fatima nel 1984. Per non parlare dei mandanti di Alì Agca, vivo ma silenzioso, dopo essersi finto pazzo per anni e aver taciuto anche con il pontefice.
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