“Black Monkey”, l’antimafia fai-da-te
Adesivi con la scimmietta, un video e il coinvolgimento delle scuole per sensibilizzare sul problema delle infiltrazioni
Una scimmietta per aprire gli occhi, per capire, per essere informati, per non abbassare la guardia contro la mafia e i contro quei tentacoli che sono attivati sino alle nostre parti e si sono trasformati in radici. Si tratta della campagna Black Monkey, dal nome dell’inchiesta-processo sul gioco d’azzardo e infiltrazioni mafiose: una serie di iniziative partite in particolare a Carpi da un'idea del Presidio Libera Peppe Tizian. Volantini appiccicati per la città, tam tam su Facebook, un passaparola “targato” con il logo della scimmietta.
Tutto questo per attirare l’attenzione sul processo omonimo iniziato a Bologna a fine marzo. Ma non solo. L’associazione Libera ha coinvolto le scuole, Il Fanti in primis, è stato prodotto un video : l’obiettivo è quello di invogliare i giovani, gli studenti, le scuole in particolare, a prendere parte attivamente, a presenziare alle udienze del processo. E già qualche scolaresca si è “iscritta” ad una prossima udienza.
In una nota di Libera si legge: «La campagna non si esaurisce però sui social; anzi, l'idea di un prodotto video nasce dal confronto con alcuni scout della zona di Carpi per sollecitare l'interesse e la partecipazione personale dei più giovani alle udienze del processo. Da quando Libera si costituisce parte civile nei processi di mafia, porta nelle aule dei tribunali decine e centinaia di comuni cittadini, invertendo così le proporzioni rispetto agli anni passati, in cui l'aula di tribunale era la roccaforte delle famiglie mafiose, presenti in numero preponderante tra imputati, avvocati e parenti. Il nostro desiderio è che le aule dei tribunali vengano abitate prima di tutto da quel popolo in nome del quale è amministrata la giustizia, da quel popolo che è stato leso nei suoi interessi, perché il gioco d'azzardo rende ancora più fragili le persone già fragili della società e delle nostre città. Vogliamo infrangere con la nostra presenza scomoda il silenzio e la solitudine che nelle aule di tribunale fanno tanto comodo ai mafiosi, abituati ad agire lontano dai riflettori. Vogliamo essere una spina nel fianco, un riflettore acceso. La partecipazione a queste udienze è poi un abbraccio a Giovanni Tizian, alla sua famiglia, e insieme a loro a tutti quelli che per la giustizia e per la legalità ci mettono la faccia e la pelle. Perché non è possibile che in un paese civile un giornalista che fa bene il suo lavoro viene minacciato».