Va a San Cesario il primato delle cave
Illustrati i dati della Provincia. Anche la ghiaia risente della crisi: 29 i siti attivi contro i 48 che sono stati autorizzati
SAN CESARIO. In provincia è San Cesario il Comune con più cave sul proprio territorio, mentre a causa della crisi sono 29 quelle attive contro le 48 autorizzate dal Piae, il Piano delle Attività Estrattive. Questa in estrema sintesi la situazione modenese, ma relativa al 2012, riassunta dalla Relazione di monitoraggio sulle attività estrattive, stilato dai tecnici dell'Osservatorio provinciale e pubblicato di recente. Dalla relazione emerge che se nel 2012 le cave autorizzate, quelle cioè dove sarebbe stato possibile scavare, erano 48, quelle effettivamente attive erano 29. Dallo storico pubblicato si nota negli anni un calo dell'attività estrattiva: nel 2012 infatti sono stati estratti 827mila metri cubi, contro i 943mila dell'anno prima (con 50 cave autorizzate) e il milione e 200mila del 2008, quando le cave autorizzate erano 59. Il calo maggiore lo si è però registrato nel 2010, con 781mila metri cubi scavati. È Emilio Sabattini, presidente della Provincia con delega all'Ambiente, a spiegarne il perché: «Il piano provinciale approvato nel 2009 e che regolamenta il settore - ha spiegato - ha avuto i suoi primi effetti a partire dal 2012 e lo scorso anno sono stati rilasciati i primi atti autorizzativi conformi al nuovo Piano. Questo per effetto della fase di completamento da parte dei Comuni delle procedure per l'avvio del Piano stesso che ha rivisto in gran parte le regole e i criteri, all'insegna di una maggiore tutela ambientale, ma anche della crisi economica, in particolare dell'edilizia»; un esempio su tutti Castelfranco, che è arrivato a definire il nuovo regolamento per l'attività estrattiva lo scorso luglio. Il piano datato 2009 prevedeva dei fabbisogni di ghiaia, argille e sabbia da estrarre nelle varie cave provinciali per realizzare opere viarie importanti per la provincia, tra cui la Cispadana, la terza corsia dell'Autobrennero e la bretella Campogalliano-Sassuolo che devono ancora partire. Nella relazione dell'Osservatorio provinciale sono forniti anche i dati della distribuzione sul territorio delle 29 cave attive. Su tutti è San Cesario il Comune più scavato del modenese: nel 2012 erano 8 le cave attive, contro le 6 dell'anno prima. Seguono a ruota Sassuolo, con 5 cave attive (erano 11 nel 2011) e Modena con 4, come l'anno prima. A pari merito invece Formigine, Pavullo, Prignano e Spilamberto, ognuno con 2 cave attive. Chiudono la classifica Campogalliano, Castelfranco, Palagano e Zocca, con una cava a testa. La relazione infine tocca altri due punti caldi dell'attività estrattiva a Modena. Prima di tutto i frantoi che, stando a quanto comunicato dalla Provincia, sono scesi negli ultimi anni da 33 a 28, per effetto delle demolizioni previste dal Piano provinciale. Ultimo il tema del recupero, un obbligo per i cavatori previsto dalla legge regionale e dal Piano provinciale. «L'obiettivo - hanno spiegato dalla Provincia - è di assicurare un adeguato ripristino ambientale con la restituzione dell'area recuperata alla collettività. Nel 2012 sono state concluse le opere di ripristino in dieci cave su 5 Comuni: Modena, Castelfranco, San Cesario, Frassinoro e Fiorano. Nel 2013 sono stati invece conclusi un ripristino completo e uno parziale in due cave a San Cesario. Complessivamente dal 2008 al 2013 sono state collaudate 26 cave esaurite, recuperate prevalentemente con nuovi rinaturalizzazioni e rimboschimenti».
Andrea Minghelli