Gazzetta di Modena

Modena

Liberazione, piazza divisa sul comandante Rossi

di Andrea Gilioli
Liberazione, piazza divisa sul comandante Rossi

La campagna elettorale colonizza anche i festeggiamenti per il 25 aprile Anpi: «Esclusi da scelte importanti». Il sindaco: «I partiti devono stare fuori»

26 aprile 2014
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Non sono mancate polemiche e frecciate pre-elettorali ieri, alle celebrazioni per il 25 aprile. Dopo la deposizione delle corone d'alloro alla presenza delle autorità militari e civili e della banda La Beneficenza, è stata la volta dei discorsi in piazzale Della Rosa. Tanta gente, tra cui anche moltissimi esponenti politici dei vari schieramenti. Al centro dei discorsi la polemica, accesa dall'Anpi con il Comune, per la vicenda della lapide commemorativa al comandante partigiano Giovanni Rossi. La stele, realizzata da Romano “Balilla” Levoni, che, allora tredicenne collaborò con il comandante, è stata inaugurata mercoledì con l'assenza polemica dell'Anpi, offesa per non essere stata consultata nelle fasi preliminari. Il comandante Rossi è una figura controversa della Resistenza. Non comunista, fu ucciso da un gruppo di partigiani, secondo alcuni per ragioni personali, secondo altri, tra cui Levoni, per il suo rifiuto a consegnare il comando a uomini legati al partito comunista. La presidente dell'Anpi, Maria Antonia Bertoni, ha ricordato la matrice europea della resistenza e ha ribadito che «come associazione - ha detto - rivendichiamo il diritto di essere coinvolti come soggetto partecipe attivo, non come semplici spettatori o invitati, ai progetti di pubblica memoria che l'amministrazione voglia realizzare con percorsi formali inclusivi e rispettosi dell'Anpi. Senza questi requisiti, pur non condividendo le scelte dell'amministrazione non le ostacoleremo, ma ci riterremo liberi di non prendervi parte e di non avallarle. Vogliamo essere chiari con chi ci rimprovera un atteggiamento silente e con chi ci taccia di assenteismo». Dal sindaco uscente Luca Caselli sono arrivate parole di mediazione. «Da quando sono sindaco ho preso parte alle manifestazioni del 25 aprile e alle commemorazioni dell'eccidio di Manno di Toano. Sono orgoglioso di essere qui, benchè molti fossero perplessi che da uomo di destra potessi farlo. L'ho fatto con orgoglio perché questa data ricorda tanti ragazzi che vissero facendo la scelta giusta, che diedero la vita per un ideale e per la libertà. Senza di loro, oggi, noi tutti non potremmo essere qui e avere libertà e dignità. Il 25 aprile deve essere la festa di tutti e il rischio è che questa diventi invece una festa di partito. Chi ritiene che il 25 aprile sia questo non ha capito nulla. È bene che l'Anpi, pur con i suoi distinguo, abbia ricordato la figura di Rossi e quella dell'avvocato Stefano Mussini. Lasciamo da parte le polemiche e le rivendicazioni storiche e ricordiamoci di chi ha dato la vita, cercando nel nostro piccolo, ogni giorno, di fare anche noi la scelta giusta, che quasi mai è quella più facile». Al termine anche Romano Levoni ha preso la parola: «Per anni sono stato qualificato come fascista - ha detto l'ex partigiano - solo per aver difeso la memoria del comandante Rossi. La verità, non quella di parte, è fondamentale per avere libertà. Oggi sono qui a rappresentare la 5a brigata e la Feb brasiliana. Sono stato io, con Rossi, a suonare il campanone la sera dell'8 settembre 43, ma per anni questa storia non è mai stata scritta, è stata celata e falsata. Solo da pochi anni, col sindaco Caselli, ho potuto parlare di Rossi. È ora che gli eroi sconosciuti, dimenticati e cancellati abbiano i loro diritti».

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