Gazzetta di Modena

Modena

Liberazione a Modena /Libertà e passione civile nella piazza del 25 Aprile - FOTO - FOTO/2

Liberazione a Modena /Libertà e passione civile nella piazza del 25 Aprile - FOTO -  FOTO/2

Tornano i giovani e la generazione di mezzo. Costrignano, Monchio e Palagano: un silenzio raccolto durante la rievocazione. Nel pomeriggio il concerto di Nada

26 aprile 2014
3 MINUTI DI LETTURA





Presenze quasi raddoppiate rispetto all’anno scorso per celebrare l’anniversario della Liberazione. In piazza è tornata ieri la generazione di mezzo e anche le presenze dei giovani sono state massicce: effetto del governo Renzi?

Presto a dirsi perchè non c’era nè uno slogan nè una parola nei discorsi ufficiali che potesse richiamare i temi della politica nazionale. Sul palco non mancava neppure Morandi (Fi) presenza fissa da quando è stato eletto. Dopo il presidente della Provincia, Emilio Sabattini, anche Pighi ha avuto buon gioco nel ricordare le radici popolari di una celebrazione che è tutto tranne che un rito stanco. Nulla di rituale, di scontato, in una provincia che ha pagato un prezzo durissimo in termini di lutti e distruzioni, per spianare la strada agli Alleati. «C’è chi contesta il valore corale - ha detto tra l’altro - di una partecipazione popolare dove furono le famiglie per prime a ribellarsi agli arruolamenti dei figli, alle requisizioni e alla politica della fame e della miseria. Chi sostiene quelle tesi che negano il valore della storia vera può tenersi la sua idea di democrazia della negazione dei fatti».

È toccato a un assessore di Palagano ricordare che cosa avvenne nella primavera del 1944.

Il 18 marzo, dopo le battaglie attorno a Montefiorino in cui persero la vita sette miliziani fascisti e un ufficiale tedesco, il piccolo centro dell’Appennino fu occupato da reparti della Divisione Goering che rasero al suolo le frazioni a colpi di cannone. I militi della Rsi assieme alle truppe germaniche si diedero a depredare le case e a razziare gli animali dalle stalle, utilizzando gli uomini per radunare il bottino prima di abbatterli con raffiche di mitra. Le vittime furono 126, senza contare i feriti. Il discorso ufficiale, la rievocazione storica di quelle stragi, è stata ascoltata in un silenzio.

Per le quasi duemila persone che hanno sfilato dal sacrario partigiano della Ghirlandina in piazza Grande può aver contato il bel tempo e la prossima scadenza elettorale anche se di simboli di partito ne sono stati portati pochissimi. Una sola bandiera del Pd, quattro bandiere rosse di gruppi dell’ estrema sinistra e simpatizzanti dei centri sociali modenesi, una con l’arcobaleno, lo striscione per la Terim e una dell’Unione Europea. Non mancava neppure lo stendardo dei Mazziniani modenesi.

E poi tanti tricolori, fazzoletti e bandiere usati per coprire i bambini sulle spalle dei papà. L’unico spunto polemico? Un cartello dei marxisti leninisti “contro il governo di Berlusconi e del democristiano Renzi”; già, bersaglio era proprio Silvio Renzi, come dicono sottovoce i collaboratori della Merkel.

Colpivano le bandiere italiane che da 69 anni sfilano in piazza, quelle sbiadite con i nomi delle divisioni partigiane, portate orgogliosamente dall’Anpi: non mancava neppure quella dell’Alpi (portata da un giovanissimo scout), i “liberi partigiani” d’ispirazione cattolica che nel ’46 fondarono il loro coordinamento attorno a Gorrieri. «Non si fa abbastanza per trasmettere questi valori - ha commentato Lelia Malverti, sorella di uno dei partigiani trucidati all’eccidio del Navicello - Un documentario su quegli anni è stato trasmesso stanotte alle 2.30 dalla Rai. Alle 2.30, capisce?» Infine il concerto nel pomeriggio con Nada: anche qui piazza con tutto esaurito.

Saverio Cioce