Gazzetta di Modena

Modena

Custodi del Balsamico/ Schedoni, un tesoro nato da una suora - FOTO

di Laura Solieri
Custodi del Balsamico/  Schedoni, un tesoro nato da una suora - FOTO

A Formigine un’acetaia che ha un secolo di vita: all’origine il dono di un tragno da una madre superiora a nonno Celso

26 aprile 2014
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MODENA. Il componente più vecchio di questa famiglia? L'aceto. «L'altro vecchio è mio padre Giuseppe, il nonno Pippo, che l'anno scorso ha compiuto cent’anni. Sapete che bomboniera ha voluto regalare? Una boccetta del nostro balsamico con un biglietto che recava la scritta: "Oggi compio 100 anni. Grazie e … Buona insalata a tutti!", racconta divertito Mauro Schedoni. Quando Mauro parla dell'acetaia di famiglia il ricordo vola alla sua infanzia, all'odore delle tagliatelle al ragù di sua madre e alle ore trascorse in solaio con il padre ad accudire all'aceto. «A volte, quando salgo in soffitta, dove il nostro balsamico riposa, o meglio, lavora nelle botticelle, torno con il pensiero alla mia infanzia, alla pastella tirata sottile e tagliata precisa, al trionfo delle tagliatelle con il profumo inconfondibile del ragù della mamma!», ricorda con affetto Mauro, che sente ancora nelle orecchie la voce del babbo chiamarlo in solaio per dargli una mano con l'aceto. «E da parte mia scattava l'immediata chiusura di quaderno e sillabario ed una corsa veloce dietro al babbo, che mi intimava: “Tieni stretto l'imbuto, bravo, così va bene”!». Con lo scorrere degli anni, nella famiglia Schedoni lo stesso rituale viene perpetuato da figli a nipoti, continuando a scrivere le pagine di una storia che risale ai primi anni del Novecento, ai tempi del calzaturificio a Formigine del nonno Celso. «Tra i vari clienti, il nonno forniva le scarpe ad un convento - racconta Mauro - Le riparazioni non le faceva mai pagare alle suore così, nel 1916 la Madre Superiora, per ringraziarlo, gli regalò un antico “tragno” che con il suo catino trasudava all'esterno un nettare prezioso. Su precise e categoriche istruzioni della “suorona”, il nonno acquistò dal droghiere Carigheìn (all'angolo con il Mercato Coperto), una “barila” da marsala da 60 litri. Mio padre, anche se ancora piccolissimo, ricorda che il nonno Celso e la nonna Gliceria, dopo aver lavato l'esterno del tragno con del buon vino schietto, versarono nella botte tutto il prezioso liquido. Fatto questo - prosegue Mauro, a cui è stato conferito il titolo di Benemerito dell'Aceto Balsamico Tradizionale di Modena - fecero, ahimè, a pezzi l'antico manufatto che, posto sul fondo, venne sommerso fino a livello, con mosto di trebbiano cotto secondo i precisi dettami dalla Badessa». Nel corso degli anni si aggiunsero altri barili di diverse dimensioni ed altre batterie furono avviate. In occasione del matrimonio della figlia di Mauro, Elisa, con una piccola botticella, detta “botte dell'amore”, venne avviata la batteria della famiglia Boninsegni e «mio genero Pier Luigi fu da me catechizzato sulla conduzione dell'acetaia - sorride Mauro - Come spesso accade, l'allievo supera il maestro e Gigi ha ottenuto negli anni numerosi premi e riconoscimenti ed è lui oggi che indica a me e a mio figlio Simone - anch'egli premiato con la sua batteria - gli accorgimenti e le strategie dei mosti per migliorare sempre più il nostro vecchio balsamico». In acetaia, luogo inviolabile delle famiglie modenesi, Mauro accompagna tutti i visitatori - la Schedoni srl - personaggi importanti e semplici appassionati della Ferrari in “pellegrinaggio” a Modena e a Maranello».