Gazzetta di Modena

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Elezioni comunali, Gualmini:«Probabile il ballottaggio ma Modena non è Parma»

di Marcello Radighieri
Elezioni comunali, Gualmini:«Probabile il ballottaggio ma Modena non è Parma»

«Il M5S non è ancora radicato, anche se Bortolotti è un candidato di buon profilo Si ripete a livello locale lo scontro fra sistema e anti-sistema». A destra solo crisi

28 aprile 2014
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Vada come vada, saranno elezioni da tenere sott’occhio. Vuoi per la variabile grillina, vuoi per il centrodestra diviso, vuoi perché, dopo quasi 70 anni, la città potrebbe vivere il suo primo ballottaggio. Gli elementi di interesse, insomma, ci sono tutti. Tanto che, per certi aspetti, Modena può essere considerata “un test”. Parola di Elisabetta Gualmini, politologa di fama nazionale, esperta, tra le altre cose, del “fenomeno a 5 stelle”. Ed è proprio da qui che vogliamo partire.

M5S: Modena come Parma? La formazione grillina avrebbe, secondo la professoressa modenese, una carta in più rispetto alle altre forze politiche, in quanto potenziale beneficiaria dell’effetto traino “garantito” dalle contemporanee elezioni europee. Una consultazione elettorale, quest’ultima, che colloca i 5 stelle in un «clima di grande crescita di Grillo con il suo anti-europeismo arrembante».

C’è un “ma”, tuttavia, che potrebbe guastare la festa ai grillini. L’ultimo anno avrebbe infatti rivelato una difficoltà dei pentastellati a raccogliere consensi a livello locale, con una serie di contenuti “flop” nelle consultazioni regionali e comunali. Un andamento contradditorio rispetto ai sondaggi nazionali, da attribuire, secondo la politologa modenese, al “basso radicamento territoriale del Movimento. Stiamo parlando, infatti, di una forza politica che non ha quadri intermedi a livello locale” e che conserva ancora un profilo fortemente leaderistico, raccolta com’è attorno alla figura di Beppe Grillo. Anche se, aggiunge ancora la Gualmini, tale effetto potrebbe comunque essere mitigato dal fatto che “il candidato, Marco Bortolotti, ha comunque un profilo interessante, viene dal mondo dell'associazionismo come tanti nei 5 stelle e non possiamo certo considerarlo un "dilettante allo sbaraglio", come talvolta si è visto tra quelle forze”.

Insomma, questa tornata elettorale sarà un bel test per capire se il “caso Modena” – ma più in generale tutti i comuni interessati dalle elezioni – rientrerà nello schema “risultati deboli a livello subnazionale” oppure se ci sarà un “effetto Europa”.

E le difficoltà del centrodestra? Al primo turno, da quella stessa area politica, provengono ben tre diversi candidati – Giovanardi per Ncd, Pellacani per Forza Italia, Udc e Fratelli d’Italia e Stefano Bellei per la Lega Nord. Il risultato di mesi e mesi di subbuglio intestino, durante i quali nominativi e accordi hanno viaggiato in due diverse direzioni. È anche questo un riflesso della politica nazionale? “Penso proprio di sì - spiega ancora la Gualmni - A livello nazionale vediamo un’area di centrodestra ancora in grandissima difficoltà, soggetta ad un processo di implosione dei moderati e di frammentazione dell’area politica”. Divisioni che si ripercuotono anche a livello locale, secondo la politologa. D’altronde il centrodestra starebbe “vivendo ancora la fase del crepuscolo berlusconiano e necessiterà di molto tempo per riorganizzarsi”.

Insomma, a questo punto potrebbe essere una partita a due. Bortolotti versus Muzzarelli, a rispecchiare quello strano bipolarismo Renzi-Grillo che è “oggi il tratto dominante della politica nazionale, e che rappresenta per certi versi il conflitto sistema-antisistema”.

E veniamo allora al centrosinistra. “Per quanto riguarda il Pd, archiviate le brutte vicende legate alle primarie, visto che i candidati hanno raggiunto un accordo, si tratta di capire se la scelta di continuità fatta con Muzzarelli sarà vincente o no”. Del resto Parma è dietro l’angolo, e le dinamiche modenesi trovano qualche punto di contatto con l’ascesa di Pizzarotti. Un centrodestra – almeno al momento – fuori dai giochi, un candidato democratico espressione della tradizione (come fu, al tempo, il parmigiano Bernazzoli). Nella capitale del Parmigiano “vinse la rottura rappresentata dai 5 stelle”, ma non è detto che lo schema sia destinato a ripetersi. “A Modena la tradizione di continuità e stabilità del partito egemone è molto maggiore, per cui le cose potrebbero andare diversamente”. E poi c’è il fattore Renzi. I Democratici sembrano infatti volare a gonfie vele nei sondaggi, almeno a livello nazionale, trascinati dal carisma del loro leader. “Ma – precisa la Gualmini – bisogna vedere come tutto questo giocherà a Modena. Muzzarelli non è certamente un renziano; anzi, è stato scelto anche per difendere l’area e l’identità della parte più ortodossa e ora in minoranza del partito”. Un elemento da tenere in considerazione, che rende il caso modenese ancora più peculiare.