Gazzetta di Modena

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Appalti del Duomo dopo la denuncia silenzi e imbarazzi

Appalti del Duomo dopo la denuncia silenzi e imbarazzi

A Modena no comment sulla strigliata della Corte dei Conti Italia Nostra: «Noi l’avevamo detto, ma nessuno ci ascoltò»

29 aprile 2014
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Bocche cucite, e molto imbarazzo, da parte di Direzione regionale dell'Emilia Romagna e Soprintendenza ai beni architettonici del ministero per i Beni Culturali, dopo la pubblicazione della relazione degli ispettori della Ragioneria generale dello Stato che contesta i restauri del Duomo. La Ragioneria, che ha trasmesso la pratica alla Corte dei Conti e al ministero della Cultura, fa contestazioni pesanti non sulla qualità dell'attività di restauro, ma sulla gestione “spezzettata” dei lavori eseguiti negli ultimi anni sul Duomo. Prima degli ispettori ministeriali la situazione era parsa “particolare”, in particolare riguardo ai titoli dell’azienda che intervenne sulle pietre millenarie di Lanfranco, anche a Italia Nostra. «Italia Nostra, che era stata molto critica sull'esito del restauro del fianco nord del Duomo - spiega il presidente di Modena Giovanni Losavio - invano richiese alla Direzione regionale di essere informata sul fondamento di quali titoli fosse stata prescelta la impresa operatrice. Alla associazione fu poi ripetutamente negato l'accesso agli atti relativi ai successivi incarichi di restauro della facciata, del fianco sud e delle absidi della Cattedrale affidati senza gara alla medesima impresa. Anche dopo la decisione del ricorso che Italia Nostra ha proposto alla commissione per l'accesso ai documenti amministrativi, costituita presso la presidenza del Consiglio dei ministri, la Direzione regionale nel febbraio scorso ha confermato il diniego all'accesso agli atti richiesto dalla nostra associazione. Che, esausta, ha rinunciato a nuovamente ricorrere alla Commissione nazionale».

La Gazzetta e il Corriere di Bologna hanno reso nota l'indagine, dettagliata in sessanta pagine dedicate a vari temi d'accusa, nella quale si parla degli appalti per il restauro del monumento. «La procedura non è corretta e rispettosa delle norme sui contratti pubblici che tende a privilegiare l'unitarietà», si legge nella relazione. Sono contestati i lavori per un totale di 584mila euro anche se in totale il restauro ne è costati circa il doppio. Direzione regionale e Soprintendenza spiegano che avere utilizzato, quasi sempre senza gara, la medesima ditta di Castelfranco è servito per mantenere unitario il lavoro eseguito.

Ma la relazione prosegue contestando il fatto che l'unitarietà è preferibile per «Evitare che col frazionamento si possa artatamente ridurre l'importo della gara per aggirare le norme o consentire il ricorso alla trattativa privata in violazione di libera concorrenza e accesso alle commesse pubbliche». Mentre il Capitolo Metropolitano, ossia la Chiesa modenese, prende tempo per analizzare meglio la situazione - ovviamente tra i religiosi c'è una certa contrarietà sulla situazione - altri decidono di non commentare.

Oltre a Direzione regionale e soprintendenza non intervengono neppure gli esponenti del Comitato di pilotaggio del Sito Unesco di Modena, composto da Comune e Provincia di Modena, Capitolo Metropolitano, Direzione regionale e le soprintendenze per il patrimonio artistico, archeologico e architettonico. Mentre il professionista di riferimento della cura l'ingegner Mario Silvestri preferisce non entrare nell'argomento evidenziando gli ingenti fondi utilizzati: «Io non c'entro con quei lavori, devo avere fatto solo il referente della sicurezza di alcuni cantieri. Invito però a riflettere: vanno ringraziati gli enti che di anno in anno hanno individuato fondi per i restauri». Tra i principali, in questo senso, la Fondazione Cassa di Risparmio di Modena che ha donato un milione e 200mila euro per i restauri della facciata e del lato su via Lanfranco della Cattedrale. Nella medesima relazione si contestano alla Di Francesco anche l'uso, a dire degli ispettori ministeriali errato, di 68mila di fondi destinati al terremoto che sarebbero stati utilizzati per l'acquisto di computer di alta precisione e altro materiale da ufficio. Si tratta, dicono gli ispettori, «Fatti gravare sui fondi assegnati per il sisma».

Stefano Luppi