Gazzetta di Modena

Modena

Bottura è ancora terzo al 50 Best Restaurants

di carlo Grgori
Bottura è ancora terzo al 50 Best Restaurants

Osteria Francescana al top della prestigiosa competizione mondiale di Londra Grande riconoscimento alla sua capacità di reinterpretare e reinventare

29 aprile 2014
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Va bene, non è (ancora) primo al mondo ma continua a volare ad altissima quota portando dietro tutta la migliore cucina italiana e la filiera agroalimentare modenese e italiana. Per Massimo Bottura e per chi lo segue e lo apprezza è stata una grande speranza, poi una lunga giornata e alla fine un’attesa spasmodica da finale di mondiale di calcio. Tanti lo davano per vincitore e ancora una volta Bottura entra sì nell’olimpo dei cuochi mondiali ma resta terzo, come l’anno scorso. Davanti a lui l’inversione dei precedenti vincitori: ora primo è Noma di Copenhagen e secondo El Cellar De Can Roca di Girona (Spagna). La finale sofferta di questa edizione del Wolrd’s 50 Best Restaurants, l’Oscar dei grandi cuochi, si è svolta come sempre alla Guildhall di Londra. Più di novecento i giurati appartenenti all’elite degli esperti dell’industria alimentare internazionale che potevano scegliere sette ristoranti ciascuno. Nella rosa dei 50 finali Bottura è arrivato fino alla fine, passo a passo. Fino al terzo posto. Un premio di altissimo prestigio.

La sua giornata è stata vissuta a Londra in un attesa emozionante. Pranzo all’istituto italiano di cultura con il collega e amico Davide Scabin di Combal Zero, Torino. Pomeriggio con la moglie Lara Gilmore, il maitre Giuseppe Palmieri e lo stretto collaboratore Enrico Vignoli. Poi una lunga pausa nell’acqua calda di una vasca da bagno e qualche drink per stemperare la tensione. Questa edizione del 50 Best, mandata in onda dal vivo da Fine Dining Lovers su internet, è stata “latinocentrica”: tantissimi i locali sudamericani e spagnoli premiati, segno di un momento di massima attenzione per la ristrutturazione di tradizioni “madre” e derivate, soprattutto il Messico e in Perù. Per Bottura un bel documentario prima della serata nel quale ha ripercorso il senso dei suoi 28 anni di lavoro e attività dal Campazzo a via Stella. Tutti all’insegna della interpretazione e del recupero di ciò che gli sta attorno, dalla tradizione alle suggestioni con fantasia, curiosità e voglia di scoprire. In questo senso, il premio aveva una ragion d’essere perché indica un autore in cucina che è non-autore, nel senso di uno chef che si pone sempre allo snodo di altre esperienze, anche sue, più che voler imporsi per il proprio gusto o talento.