Gazzetta di Modena

Modena

«Si scava quattro volte più che nel Bolognese»

di Andrea Minghelli
«Si scava quattro volte più che nel Bolognese»

Castelfranco. Il comitato No Cave contesta i dati diffusi dalla Provincia «Il Piae è vecchio e prevede 25 milioni di metri cubi di ghiaia per progetti dubbi»

29 aprile 2014
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CASTELFRANCO. I dati 2012 dell'Osservatorio provinciale sulle attività estrattive pubblicati la settimana scorsa? Per il comitato No alle Cave di Piumazzo, Castelfranco, uno “spot elettorale. Piuttosto”. Il coro dei No Cave si unisce a quello di chi a chiesto di rivedere i volumi da scavare del nuovo Piano per le attività estrattive del 2009.

«Grave è - commentano dal comitato - che nell'aprile 2014 si commentino ancora i dati del 2012», quando invece sono già disponibili diversi numeri dell'attività del 2013. Ad esempio si sa che a San Cesario, il Comune che detiene il primato come territorio con più cave sul proprio suolo, l'anno scorso sono stati scavati 108mila metri cubi di ghiaia. «Piuttosto - proseguono i No Cave - dalla Provincia dovrebbero spiegarci come intendono rivedere i quantitativi da scavare adottati nel 2009 dal Piae, in 10 anni 25 milioni di metri cubi di ghiaia, 4 volte di più della Provincia di Bologna, per opere di dubbia fattibilità e utilità. La revisione è un obbligo passati 5 anni dall'approvazione del Piae», e i 5 anni sono scaduti a metà marzo, tanto che c'è chi ha già chiesto ufficialmente di rivedete questi volumi. Oltre alla tutela ambientale l'assist per una simile richiesta è anche la crisi edilizia, che ha portato a un crollo della domanda di inerti, leggasi ghiaia e sabbie. Inoltre - continuano dal comitato, che commenta i dati dell'osservatorio, «la Provincia afferma che nel 2012 sono state concluse le opere di ripristino in 10 cave su 5 Comuni, ma confonde i recuperi con i ripristini. Il recupero è solo una risistemazione alla buona dell'area scavata con qualche pianticella e arbusto, a 10 metri sotto il piano di campagna. Il ripristino invece è il riporto dell'area al suo stato originale, com'era prima delle escavazioni. Di ripristini non ne abbiamo mai visti, i recuperi invece li abbiamo visti diventare dopo pochi anni dei razzeti secchi e covi di sterpaglie». È invece sugli oneri d'escavazione, una tassa regionale applicata su ogni metro cubo scavato, che si concentra la richiesta congiunta dei comitati ambientali di Castelfranco (No Cave compresi), San Cesario e Bazzano, di Legambiente San Cesario e Italia Nostra di Spilamberto: di portare a livelli anglosassoni gli oneri, ossia, come spiegano, «al 20% del prezzo di mercato. Nella nostra Regione il prezzo di mercato della ghiaia viaggia fra i 15-20 euro al metro cubo, ne deriverebbero introiti per la collettività di circa 3-4 euro al metro cubo, contro i 0,70 dell'attuale tassazione. L'obiettivo non è quello di scavare per incassare piuttosto l'aumento degli oneri per l'attività estrattiva potrebbe promuovere un settore innovativo come quello del recupero degli inerti provenienti dalle demolizioni in edilizia che in molti Paesi europei sta sostituendo quelli di cava ottenendo un 30% in più di occupati e risparmiando il paesaggio».