Gazzetta di Modena

Modena

Storia della pastorella che diventò scrittrice della transumanza

di Michele Fuoco
Storia della pastorella che diventò scrittrice della transumanza

L’editore Iaccheri pubblica un’eccezionale testimonianza: a piedi da Lama al Po con genitori e pecore. E oggi? Il web

29 aprile 2014
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«Figlia di pastori di un piccolo borgo antico dell'Appennino modenese, mi rivedo bambina nei tristi giorni che precedono la partenza per le nebbiose valli del Polesine».

È un racconto dal sapore di favola, di Loretta Borri “Figlia di transumanti” raccolta in un libro di 208 pagine (Iaccheri Editore, 16 euro). Pare una storia d'altri tempi, eppure i fatti narrati non sono molto lontani. Scenario di straordinari accadimenti sono la montagna e la pianura, tra cui Loretta ha trascorso, in un continuo migrare, la vita seguendo i genitori con il loro gregge, in un percorso di oltre 130 chilometri in otto giorni, da Cavergiumine, isolata frazione di Lama Mocogno, a San Zeno in Valle, con tappe a Casa Ritorno, Casona di Marano. Un’esistenza nomade, segnata sin dalla nascita, in quanto Loretta è venuta alla luce 55 anni fa all'ospedale di Legnago (Verona), mentre la madre si trovava a San Zeno. La stessa scuola diventa errante, senza fissa dimora, già dalle elementari.

«Fino al 1° novembre frequentavo le scuole di Borra (Lama), per poi passare, dopo la transumanza, a quelle di San Zeno, e ritornare in maggio in Appennino per terminare l'anno a Borra». Dopo le medie Loretta si è diplomata all'Istituto d'Arte di Castelmassa (Rovigo), affrontando ogni giorno 30 chilometri in bicicletta. Nel racconto la pastorella trova una gioia, una felicità nel rinnovare il ricordo dell'innocenza dei suoi primi anni, ma anche delle vicende di una ritrovata giovinezza dell'anima, nella contemplazione ammirativa dei luoghi, del rapporto affettuoso con la madre, dell'amore per le piccole cose, gli animali: il gregge di 150 pecore, il cane, il somarello Ciano. Uno stupore gioioso ma anche angoscia per un’esistenza di disagi, di paure, di pregiudizi: «Il nostro era un mestiere che ci facevano pesare».

Loretta ama mettere in luce l'ospitalità dei contadini nelle loro aie, l'alloggio nei fienili, nelle stalle e a volte nelle case, ripagata con formaggio e ricotta che si produceva in quei giorni. E non mancava la possibilità di sempre nuovi amici in luoghi diversi in ci si fermava.

«Ma tutte le volte che si avvicinava la partenza provavo un nuovo dispiacere. Spesso le lacrime prendevano il sopravvento e scendevano silenziose giù per le gote». Amicizie non effimere, ma durature, tanto che Loretta, che ora vive stabilmente in Appennino, mantiene vive tramite internet le relazioni con i vecchi compagni d'avventura che le fanno pervenire doni anche importanti.

Ecco perché il libro (a cura di Franca Ascari Scanabissi, presentazione di Luciana Serri, già sindaco di Lama, immagini del fotografo Stefano Torreggiani che documentano il viaggio di transumanza di Mirco Nardini da Foce Giovo al Polesine) va letto per la sua esemplare lezione di vita. Sarebbe bene che anche i ragazzi si avvicinassero a questa bellissima testimonianza di vita.