Frode acciai: tre modenesi tra gli imputati
Gip di Ferrara decide di stralciarli dai 34 totali e farli giudicare dal tribunale in Canalgrande
Il processo per la maxifrode all’acciaio al tribunale di Ferrara - con ai vertici dell’organizzazione Massimo Ciancimino - si spezza in cinque segmenti. E tre imputati modenesi vengono stralciati e “girati” a Modena: Barbara Bonzagni, Armido Manzini e Pietro Montaruli. L’udienza preliminare di ieri si è infatti subito arrestata sulla questione preliminare, sollevata dallo stesso giudice, relativa alla competenza territoriale. Dunque le posizioni di quattordici dei 34 imputati per i quali la procura ha chiesto il rinvio a processo sono state stralciate e gli atti rinviati alle procure di competenza, stabilite principalmente sulla base della sede legale delle aziende coinvolte nelle presunte triangolazioni truffaldine: Reggio, Modena, Verona e Pesaro. Dal processo ferrarese escono dunque Barbara Bonzagni, Tommaso Centomo, Marco Cuccaro, Delfino Rossano Fantuzzi e Italo Fantuzzi, Alberto Fochi, Marco Giora, Armido Manzini, Pietro Montaruli, Matteo Petrucci, Marco e Remo Predieri , Francesco Ridolfi e Francesco Russo. Per gli altri 20 imputati, invece, la discussione è stata rinviata alle udienze del 19 maggio e 16 giugno: il gip dovrà valutare la richiesta di rito alternativo presentata dai difensori di due imputati con posizioni minori, mentre per gli altri dovrà decidere se rinviarli a giudizio o disporre l’archiviazione. Secondo la procura ferrarese tra il 2007 e il 2010 gli imputati avrebbero realizzato, con ruoli diversi, una “truffa carosello” che avrebbe fruttato 130 milioni di euro tra evasione fiscale (100 milioni) e Iva imposta ai compratori e non versata allo Stato (30 milioni). Secondo l’accusa avrebbero organizzato un maxi raggiro con la compravendita dell’acciaio, attraverso imprese e società coinvolte in triangolazioni fiscali tra Ferrara, Reggio e San Marino. I reati contestati a vario titolo sono evasione e frode fiscale, bancarotta, contrabbando, mendacio bancario, falsi in atti pubblici e privati. Secondo gli inquirenti oltre a Massimo Ciancimino, figlio di Vito ex sindaco di Palermo, ai vertici c’erano Patrizia Gianferrari, Gianluca Apolloni e Paolo Signifredi, tutti rimasti al vaglio del tribunale ferrarese.