Lamiere ovunque capannoni distrutti e auto che volavano
Nonantola. Coperture e portoni divelti, vetri in frantumi Gli imprenditori: «Già al lavoro per sistemare e ripartire»
NONANTOLA. Lamiere ovunque, furgoni e automobili sollevati dalla forza del tornado e scaraventati a decine di metri di distanza, portoni dei capannoni divelti, le coperture volate via, i vetri in frantumi. E imprenditori, artigiani e dipendenti, chi con le mascherine, chi con tute da lavoro, a darsi da fare per recuperare attrezzi, proteggere macchinari, salvare la merce. Poi le ditte specializzate, chiamate subito affinchè provvedano alle coperture con i teloni in attesa di poter rifare con calma e denaro i tetti, tutto per poter tornare a lavorare il prima possibile, sebbene con un peso non da poco. Era questo il clima ieri pomeriggio nel quartiere artigianale delle Gazzate a Nonantola dopo che il tornado aveva lasciato il suo segno. E non c’è azienda che non abbia avviato la conta dei danni.
Alla Copocrin sono arrivati i titolari e hanno iniziato le valutazioni degli interni, davanti al capannone dell’Ambitec c’erano le auto distrutte, il portone era scomparso e dentro pioveva. Un furgone di proprietà della Nuova Casa del Compressore «è stato sollevato e spostato di una ventina di metri» spiega Alessandro Tartarini, dipendente della ditta. Alla Dell’Erba Ricambi i vigili del fuoco erano sul tetto per verificare cosa era rimasto intatto.
Danni per 200mila euro allaScs Imballaggi. «Avevamo appena bonificato il tetto dall’eternit - spiega il titolare Fabrizio Sighinolfi - ora tutte le coperture in alluminio sono saltate, così come sono saltati pannelli fotovoltaici per 50mila euro. È stata una vera e propria bomba d’aria e di acqua, eravamo nel panico, è un vero disastro. Meno male che, nonostante le spese sostenute, abbiamo deciso di non tagliare sull’assicurazione. Ora dovremo cercare di ricoprire tutto il più presto possibile per poter ricominciare a lavorare». Alla As Meccanica è stato divelto l’eternit delle coperture, come da tantissimi altri capannoni costruiti negli anni ‘70. «La copertura del capannone è saltata - spiega Paolo Covezzi, titolare della Tcm, che produce nastro trasportatori - abbiamo imballato i macchinari perchè non si rovinino e ora dovremo ricoprire tutto. Venerdì dobbiamo tornare al lavoro, dobbiamo ripartire, non possiamo fermarci. I danni? Almeno 250mila euro ma certo non possiamo stare con le mani in mano a piangerci addosso».
Claudia Benatti
©RIPRODUZIONE RISERVATA