Terim, uno spiraglio per la riconversione di Baggiovara
Un piccolo spiraglio nella vicenda dell’azienda Terim, anche se non ancora suffragato da ipotesi concrete. Non c’è ancora un nuovo acquirente che possa prendere il posto dell’egiziano Farouk Khaled...
Un piccolo spiraglio nella vicenda dell’azienda Terim, anche se non ancora suffragato da ipotesi concrete. Non c’è ancora un nuovo acquirente che possa prendere il posto dell’egiziano Farouk Khaled ma al tempo stesso emergono alcune realtà interessate alla riconversione del sito di Baggiovara. Terim ha due stabilimenti a Baggiovara e Rubiera e ha sempre lavorato nella produzione di elettrodomestici.
Ieri si è tenuto presso la Regione Emilia Romagna l'ennesimo incontro tra le parti, per cercare di sbloccare una vertenza che ormai si trascina da anni. All'ordine del giorno il tema relativo alla riconversione produttiva del sito di Baggiovara, percorso parallelo a quello che riguarda l'acquisizione del sito di Rubiera (e di 201 lavoratori) da parte dell'imprenditore egiziano Khaled con la sua Eg-Italy, il cui piano tuttavia non è mai partito.
«Ci siamo aggiornati al 19 maggio – spiega Alessandro Bonfatti, della Fim/Cisl di Modena – perché i rappresentanti della procedura concorsuale hanno bisogno di tempo per verificare se ci sono interessamenti per l'acquisito di Terim di altre realtà oltre all'imprenditore egiziano, che continua ad essere latitante».
Ovviamente ancora nessuno si è fatto avanti. Qualcosa di più concreto, invece, si riscontra per il progetto di riconversione di Baggiovara.
«Ci è stato comunicato – prosegue Bonfatti – che esistono alcune realtà interessate a investire nel progetto di riconversione. Ma siamo ancora nel campo delle ipotesi, perché non conosciamo né i settori, né il progetto, tanto meno i soggetti interessati. Nell'incontro del prossimo 19 maggio bisognerà cercare di capire meglio, perché si tratta non solo di riconvertire una vasta area industriale e quindi fare investimenti, ma anche, e questo è importante dal nostro punto di vista, di preoccuparsi anche dei 313 lavoratori che ancora oggi sono in attesa di conoscere quale potrà essere il loro futuro lavorativo». (f.b.)