«Fondo per tutelare la maternità»
La richiesta della Comunità Papa Giovanni: così sosteniamo le gravidanze difficili
Sono 154 le donne aiutate nel corso del 2013 dal “Servizio maternità difficile e vita” della Comunità Papa Giovanni XXIII in Emilia-Romagna; 114 erano incinte: 55 tra loro erano indecise se abortire o continuare la gravidanza. Alla fine, quasi tre su quattro hanno scelto di portarla a termine. Il 52% sono straniere e la percentuale delle italiane è in aumento rispetto al passato.
La Comunità ha riscontrato che una donna su quattro ha subito pressioni per abortire. «C'è chi ha problemi economici e sociali, chi vive relazioni familiari problematiche. E poi, ci sono le vittime della tratta: solo noi ne abbiamo accolto 24», spiega Andrea Montuschi, responsabile regionale della Comunità. Le ragazze straniere aiutate sono le più giovani, più mature le italiane, ma si registra un aumento delle minorenni, di tutte le nazionalità.
«Sono diverse le forme di pressione, tutte pericolose: possono essere spinte dei compagni - dal pressing psicologico alle violenze fisiche - o pressioni familiari, cosa che accade soprattutto nei casi di minorenni; pressioni dei datori di lavoro; dei medici, che nei casi di diagnosi di disabilità o di malattia grave propongono l'aborto; dei servizi sociali, che invitano a non modificare una situazione spesso già precaria», elenca il modenese Andrea Mazzi, coordinatore del “Servizio maternità difficile e vita”.
Per contattare la comunità, è disponibile un numero verde (800 035 036) 24 ore si 24: si parte dalla raccolta della richiesta e dal passaggio a chi è più vicino fisicamente a chi chiede aiuto. «L'ascolto è il primo passo: anche silenzioso, è fondamentale per far capire alle ragazze che non sono sole. Che hanno qualcuno vicino nel momento - difficilissimo - in cui sono chiamate a scegliere se tenere il bambino o abortire» racconta Paola Del Monte. «Facciamo il possibile per tutelare la gravidanza e per far sì che la madre e il padre possano accogliere il bambino nelle condizioni più dignitose possibili - spiega Enrico Masini - il tutto è portato avanti in collaborazione con le istituzioni e i servizi sociali, che non sempre, però, si dimostrano collaborativi. Perciò chiediamo che venga creato un fondo specifico nazionale e locale per tutelare le donne che scelgono di continuare la gravidanza. Ancora, vogliamo che tutte le donne possano partorire gratuitamente. Chi di loro ha perso il diritto all'assistenza sanitaria, soprattutto di bulgare e moldave, in Emilia-Romagna arriva a pagare fino a 1.000 euro. Non è accettabile».