Gazzetta di Modena

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«Qui sarebbe giusto, troppi incidenti gravi»

«Qui sarebbe giusto, troppi incidenti gravi»

Viale Monte Kosica, non una provocazione ma un appello: «Le auto sfrecciano e i pedoni muoiono»

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«L’autovelox? Mettetelo qui, in viale Monte Kosica dove ogni giorno chi attraversa rischia la vita». Non è una provocazione ma un appello. Viene da chi in quella zona lavora, viene da chi in quel tratto deve attraversare ogni giorno: ci sono le scuole, c’è Centro territoriale permanente che ha sede all’altezza dell’incrocio con via Ganaceto e che ogni giorno, mattina e pomeriggio, è meta di giovani ed adulti che seguono le lezioni. Il Centro presto si sposterà di fronte dove c’erano le scuole, amplierà i servizi, ci sarà ancora più transito. E i rischi aumenteranno in proporzione. Ma al di là di un prossimo futuro, è il presente che chiede un intervento drastico. Tempo fa una 50enne dello Sri Lanka perse la vita mentre attraversava sul pedonale. Il caso sollevò l’indignazione e la rabbia di chi vede sfrecciare le auto, di che ha evitato all’ultimo momento l’investimento o peggio è rimasto ferito. Si chiesero interventi, si mosse l’amministrazione che collocò segnaletica orizzontale e un lampeggiante. Il problema è la velocità degli automobilisti, sia in direzione stazione che verso lo stadio: la strada è larga e i cinquanta all’ora si dimenticano in pochi metri.

Basta andare sul posto e osservare: è uno sfrecciare continuo. Quando i pedoni attraversano c’è sempre il rischio che la prima auto si fermi per lasciare passare e che quella che affianca tiri dritto travolgendo chi attraversa. Qualche giorno fa un’altro incidente: una donna centrata e scagliata a quindici metri dall’impatto. È andata bene. «Il lampeggiante c’è ma non basta - dicono al Ctp - e un semaforo non lo metteranno mai perché è un tratto importante di collegamento, bloccherebbe troppo il traffico. Allora visto che il problema è la velocità e qui la gente muore, si metta da noi quell’autovelox che altrove nessuno vuole. Se si vuole fare cassa lo si faccia qui, perché qui serve davvero».

Stefano Totaro