CEMENTO NEL PARCO/Chioschi, duro il Riesame: «Non si potevano fare»
Nelle motivazioni i giudici accusano il Comune di aver agito in modo illegittimo Strigliata ai concessionari: avevano modo di capire che l’opera era irregolare
È sempre più aperto il solco tra magistrati da un lato e Comune e gestori dei chioschi dall’altro, dopo il deposito delle motivazioni secondo le quali il Tribunale del Riesame di Modena ha rigettato la richiesta di dissequestro dei cantieri al Parco delle Rimembranze. Le ragioni addotte dai giudici, infatti, sono ancor più severe, se possibile, di quelle già esposte dal gip Eleonora De Marco.
Secondo i magistrati, infatti, il Comune ha progettato e autorizzato la contestata “riqualificazione” del parco con un’interpretazione contraria allo spirito della legge.
Una posizione ritenuta sconcertante, perché consente di costruire in una zona in cui vige il divieto di edificare in base alle stesse norme comunali. Anche i concessionari dei quattro chioschi ora chiusi dai sigilli del sequestro voluto dalla Procura hanno la loro responsabilità, scrivono i giudici del Riesame nelle motivazioni: non sarebbero immuni da negligenza dal momento che si sono affidati a degli atti del Comune che li autorizzavano, certo, ma che, secondo i giudici, erano palesemente irregolari e in contrasto con quello che è la normativa illegittima. Un fatto così evidente che è balzato agli occhi degli stessi cittadini comuni che passavano al Parco: secondo i giudici chiunque ha potuto vedere cosa accadeva e quali conseguenze aveva quell’operazione di “riqualificazione”; non c’era bisogno di essere esperti e quindi a maggior ragione i concessionari non potevano non aver capito a cosa andavano incontro. Queste motivazioni, arrivate come una doccia fredda, da ieri sono al vaglio degli amministratori comunali. In municipio nessuno si è espresso, anche se la linea della giunta “uscente” consiste nel ribadire ancora una volta la correttezza della scelta fatta: in sostanza, i giudici interpretano diversamente le norme urbanistiche e da questa divergenza valutativa discende un sistema accusatorio che, sempre secondo il Comune, non è fondato. Anche se non c’è una soluzione nell’immediato a questo pasticcio, si cerca una via d’uscita, come ribadito anche la settimana scorsa nel corso dell’incontro tra i concessionari e il Comune. L’assessore Stefano Prampolini ha lasciato intendere che ci possono essere diverse soluzioni praticabili, ma che sono ancora tutte aperte. Dal canto loro i concessionari si riuniranno al più presto con il loro legale, l’avvocato Marco Pellegrini, per fare il punto soprattutto alla luce delle pesanti valutazioni espresse dai giudici sulle loro presunte responsabilità.