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Pensioni, assegni magri e per le donne va peggio

Pensioni, assegni magri e per le donne va peggio

Percepiscono in media 646 euro lordi al mese contro i 1.160 degli uomini Campagna dei sindacati con l'hashtag #nonstiamosereni da consegnare a Renzi

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I pensionati dell'Emilia-Romagna hanno poco da stare allegri. Anzi, da stare sereni, per riprendere l'ormai nota espressione del premier Matteo Renzi. Con un assegno mensile in media di 855 euro lordi, i pensionati si appellano proprio al presidente del consiglio perché non vengano lasciati a secco di provvedimenti in loro favore.

Per chiederlo in massa, i sindacati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uil Pensionati hanno organizzato una campagna con l'obiettivo di raccogliere un milione di cartoline (80.000 in Emilia-Romagna) con l'hashtag #nonstiamosereni da consegnare materialmente al governo entro fine maggio, per chiedere tra le altre cose una maggior tutela del reddito e la riduzione delle tasse anche per i pensionati.

I sindacati hanno elaborato la fotografia aggiornata al 2013 delle pensioni nella nostra regione. In totale sono 1,5 milioni quelle erogate a una platea di 1,3 milioni di pensionati (oltre 300.000 sono gli assegni di reversibilità), che rappresentano il 30% della popolazione. Il 54% sono donne e l'età media si aggira sui 74 anni. In media ogni mese prendono 855 euro lordi (solo 23 euro in più rispetto al 2012), con grosse differenze tra uomini e donne: i primi possono contare in media su un assegno di 1.160 euro lordi al mese, le pensionate (il 28% ha più di 80 anni, si tratta di circa 200.000 donne) hanno appena 646 euro.

Questa differenza, spiega Bruno Pizzica, segretario regionale dello Spi-Cgil, «negli ultimi 10 anni è cresciuto del 4,5%». Con pensioni oltre i 3mila euro, invece, sono 20.553 persone, di cui 19.000 uomini e 1.400 donne. A livello territoriale, le pensioni più alte sono percepite a Bologna (938 euro lordi al mese di media), le più basse a Rimini (737 euro) «perchè c'è molto lavoro stagionale», sottolinea Pizzica. Sul totale dei pensionati, 750mila sono ex dipendenti (con assegno lordo di 1.016 euro al mese) e 508.000 sono ex lavoratori autonomi (con una media di 822 euro mensili). Del conto fanno parte anche 40.500 ex lavoratori con contratti a progetto, che ricevono dalla gestione separata dell'Inps (istituita nel 1995) in media un assegno di 132 euro. Si tratta, spiegano i sindacati, di persone che per anni hanno lavorato come dipendenti e poi, una volta in pensione, hanno continuato a collaborare con la propria azienda. Il dato fa riflettere, semmai, in prospettiva per i tanti giovani che fanno anni di precariato e si troveranno con pensioni ridotte all'osso. Sulle sole 73.500 nuove pensioni erogate nel 2012 rispetto al 2011, solo 1.105 hanno una pensione oltre i 3.000 euro al mese, contro le 46.456 (oltre il 63%) che non superano i 500 euro.

Per i pensionati, è critica anche la situazione delle pensioni di invalidità civile che in regione sono 166.050 (l'11% del totale Inps), con un importo medio mensile di 429 euro e ben 253 giorni di attesa in media per incassare il primo assegno dalla presentazione della domanda. «È una situazione particolarmente allarmante e critica dal punto di vista del reddito, con cui il governo Renzi deve fare i conti», avverte Pizzica. Per Loris Cavalletti, segretario regionale della Fnp-Cisl, «se non cambia la musica non staremo nè zitti né fermi«. Per Rosanna Benazzi, numero uno della Uil Pensionati, «in Emilia-Romagna non ci sono pensioni d'oro. Il problema semmai sono le pensioni di chi ha avuto privilegi come vitalizi o altro».