Moda in Mo / Le baby-star di “Hansel & Gretel” - VIDEO -FOTO
L’agenzia di Cecilia Montanari scopre e lancia i bimbi più belli sulle passerelle del grandi brand
“Un bambino è la forma più perfetta di essere umano” scriveva Vladimir Nabokov nel suo “Perfezione”. Si sa, agli occhi dei genitori ogni figlio è il più bello del mondo, senza scomodare folkloristici detti napoletani che ben rendono il concetto. Se però, abbiamo davvero bimbi belli “da pubblicità” il luogo giusto in cui valorizzare questo loro dono divino è l'agenzia di baby modeling “Hansel & Gretel” che Cecilia Montanari ha aperto circa un anno fa nella centralissima via Mondatora al numero 4.
Cecilia com'è nata l'idea di aprire un'agenzia per bambini modelli a Modena?
«L'idea mi è venuta perché sono mamma di due bimbe che ho iscritto ad un'agenzia di modeling a Milano, città che pullula di attività di questo genere. Pensate che lì un bimbo su 5 è iscritto ad un'agenzia, mentre qui a Modena la cosa non è poi così conosciuta. Andavamo un pochino avanti e indietro tra Modena e Milano e a volte capitava di spostarci per essere scelte per alcuni lavori da svolgere a Carpi, che è un contesto ricchissimo di aziende che fanno pronto moda e pret à porter per bambini. Un altro motivo è perché i miei genitori sono dei commercianti e quindi ho sempre cullato l'idea di mettermi in proprio. Ho aperto la mia “Hansel & Gretel” e ho iniziato a contattare tutte le aziende carpigiane del settore. Dopo un anno posso dire che le cose vanno abbastanza bene, che il business sta prendendo piede anche se Modena è una realtà che ha reagito un po' tiepidamente a questa cosa».
Racconti la reazione dei modenesi?
«All'inizio c'era un po' di scetticismo perché purtroppo la cronaca spesso ci ha raccontato di raggiri e storie poco belle che hanno avuto i bambini come vittime. Poi, facendo la mia conoscenza di persona, sapendo che sono mamma anche io, la fiducia è cresciuta sempre di più e le cose sono cambiate radicalmente in positivo quando ho iniziato a fare lavorare qualche bimbo, il passaparola ha fortificato la fiducia in me e il buon nome dell'agenzia. La cosa che noto di differente rispetto a Milano è che, mentre da loro l'attività di modello dei bambini è una cosa prioritaria, qui viene dopo la scuola, lo sport, le attività ricreative, il lavoro dei genitori. Solo dopo tutto ciò ci sono i casting e la moda, mentre in altre realtà più grandi le mamme sono molto più proiettate verso il fashion system».
I bambini come la prendono?
«Dipende dall'età. Diciamo che le bimbe, verso i 5 anni quando inizia l'età “stimolina”, iniziano a giocare con i vestiti della mamma, hanno un loro stile personale e si vogliono vestire da sole per andare a scuola, sono sempre molto entusiaste di provare i vestitini e di fare le foto. I maschietti sono un po' più timidi, però una volta conosciuto l'ambiente (sul set ci sono sempre giochi per intrattenerli), prendono anche fin troppa confidenza e non li tieni più».
Quali sono i criteri entro i quali dovete muovervi per fare un casting ai bambini, oltre alla bellezza ovviamente?
«Per me l'età va dagli 0 ai 14 anni, ma mi capita di arrivare anche a 16 anni, soglia oltre la quale ci si deve rivolgere alle agenzie per modelle e modelli “adulti”. Per quello che riguarda i canoni fisici sono le stesse case di moda che fanno esplicita richiesta di bimbe e bimbi alti 105 cm piuttosto che 115. Per questo è fondamentale tutto il lavoro di “misurazione” e aggiornamento dei dati dei miei piccoli clienti, che crescono da una settimana all'altra».
Quanto viene pagato un baby modello?
«Solitamente per un catalogo la remunerazione va dai 150 ai 300 euro. Per una sfilata attorno ai 200 euro netti di commissione di agenzia che è il 20% e delle ritenute, per uno spot pubblicitario si parte dai 500 euro. Poi ci sono anche case di moda che regalano solamente gli outfit indossati dai piccoli durante il lavoro per il quale sono stati scelti».
Un episodio divertente che è capitato durante uno show?
«Nelle sfilate come Pitti Bimbo è difficile che capitino imprevisti perché è tutto organizzato alla perfezione, ma l'imprevedibilità dei bambini è un dato di fatto. Durante sfilate un po' più “locali”, è capitato che i bimbi siano usciti in passerella e abbiano ballato invece di sfilare a ritmo di musica, ma sono cose che sono recepite molto meglio che un defilé vero e proprio. Invece per lo scatto dei cataloghi è necessario che il bimbo collabori scrupolosamente, senza piangere, che ci siano giustamente le pause che richiede, ma che collabori, in fondo è pur sempre un lavoro».