Gazzetta di Modena

Modena

la recensione

Alle Passioni un’incredibile e imperdibile Maria Paiato

di Andrea Marcheselli
Alle Passioni un’incredibile e imperdibile Maria Paiato

MODENA. È ben oltre un ventennio che Maria Paiato continua a stupire sia al cinema che soprattutto in teatro con le sue figure di donna straordinariamente vere e struggenti, come conferma la lunga...

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MODENA. È ben oltre un ventennio che Maria Paiato continua a stupire sia al cinema che soprattutto in teatro con le sue figure di donna straordinariamente vere e struggenti, come conferma la lunga lista di premi e riconoscimenti vari ricevuti, dagli Olimpici del Teatro al doppio Ubu, al Duse, ma ogni volta non è possibile non meravigliarsi per la sua capacità di entrare nel personaggio e restituirlo con la profondità di un dipinto espressionista, con la verosimiglianza di un'immagine neorealista. Questa settimana presenta al teatro delle Passioni, fino a domenica prossima, una delle sue ultime creazioni, “Anna Cappelli, uno studio”, monologo scritto da Annibale Ruccello poco prima di scomparire tragicamente a metà anni ottanta, ed è ancora una volta un piccolo capolavoro, ennesima interpretazione strepitosa fatta di piccoli gesti rabbiosi e fulminanti espressioni del viso, leggere sfumature di tono e totale assenza di retorica. Anna è una giovane che nei controversi anni sessanta lascia il paese per cercare una nuova vita a Latina, dove si impiega in Comune ma soprattutto allaccia una relazione “irregolare” con un dirigente del suo ufficio. Il presentimento è che possa finire male, ma non addirittura come racconta il tragico, imponderabile finale, che anticipa la moda oggi corrente di un horror fatto di azioni terribili e innaturali. Il senso primo del testo, e dello spettacolo diretto da Pierpaolo Sepe, non sembra tuttavia il semplice racconto della tragica avventura personale di Anna, bensì l'analisi delle incongruenze, delle mostruosità nascoste dietro al vacuo perbenismo piccolo borghese di una società in cerca di identità, dopo aver perso quella storicamente assegnatagli da un destino connesso ad un'umile agricoltura. Vi sono cose come l'autodeterminazione, la proprietà personale, l'affermazione individuale che si scontrano con certe tradizioni in definitiva ancestrali e finiscono per far perdere il senso dell'orientamento psichico a figure come questa donna sedotta da prospettive di vita fino a poco prima inimmaginabili, al suo paese. Maria Paiato non ci descrive tutto questo, ce lo fa rivivere direttamente con l'attendibilità della testimonianza oculare. Incredibile, e imperdibile.