Paziente avvisato in corsia: «Ah, ha un cancro, si operi»
La privacy e la riservatezza nei colloqui e nelle prestazioni sanitarie è uno dei capisaldi del rapporto paziente-medico. Non sempre questa attenzione viene però rispettata. Ed allora possono...
La privacy e la riservatezza nei colloqui e nelle prestazioni sanitarie è uno dei capisaldi del rapporto paziente-medico. Non sempre questa attenzione viene però rispettata. Ed allora possono capitare episodi sgradevoli come quello denunciato al Tribunale da un degente. È accaduto che questo paziente, convocato in reparto dal primario, essendo quest'ultimo impegnato per altre attività professionali, è stato avvicinato da un altro operatore in corsia che gli ha comunicato bruscamente l'evento infausto dicendo: “Lei ha un cancro e deve essere operato!”. «Il paziente, choccato dalla comunicazione ricevuta, nell'arco della settimana, viene contattato più volte dal reparto per sottoporsi all'intervento, - spiega il tribunale del malato - ma si rifiuta di ricoverarsi in quella struttura ospedaliera proprio per la scarsa attenzione e accortezza che gli era stata riservata in quella occasione. Si reca così in altra struttura fuori regione ove gli viene comunicato che non necessita affatto di intervento, ma di semplici controlli annuali». Secondo il Tribunale questi comportamenti, se suffragati da elementi certi, vanno segnalati agli organismi competenti per violazione della privacy sanitaria e all'Ordine per violazione del Codice Deontologico medico. Si ribadisce che le informazioni riguardanti prognosi gravi o infauste o tali da poter procurare preoccupazioni e sofferenze alla persona, devono essere fornite con prudenza, usando terminologie non traumatizzanti, ma molto spesso questo non accade. Comunicare le cattive notizie è una pratica fondamentale di ogni medico, per tale motivo la comunicazione medico-paziente dovrebbe essere parte integrante dell'educazione medica».