Gazzetta di Modena

Modena

Amaretto, un tempio per il borlengo

di Marco Pederzoli
Amaretto, un tempio per il borlengo

A Spilamberto un ristorante che produce quasi tutto e si dedica alla cucina della più pura tradizione

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SPILAMBERTO. Una cosa è certa: al ristorante Amaretto di Spilamberto si mangia sano, oltre che bene. E lo si potrebbe senz'altro classificare come agriturismo, dal momento che molti prodotti - dalle verdure, alla frutta, ai sottaceti (sic!) - sono coltivati e realizzati dalla stessa famiglia che porta avanti il locale da dieci anni. Tutto è nelle mani di Emanuela De Carolis, 35 anni, una passione pressoché innata per la cucina. È lei che prepara la pasta fresca dei tortellini e dei tortelloni, è lei che realizza i ripieni di carne, di ricotta e di verdure, è lei che pensa a fare i dolci da servire come dessert. E quando per caso non ci pensa lei, l'aiuta tra i fornelli papà Angelo, mentre il marito Gabriele pensa alla sala. In ogni caso, una sosta a questo ristorante, molto comodo sia per chi viene da Modena (è a pochi chilometri dal casello autostradale di Modena Sud, in direzione Spilamberto), sia per chi proviene dalla collina, merita senz'altro perché Emanuela è un vero e proprio vulcano di idee e di iniziative, oltre che un'eccellente cuoca. Se poi quel giorno si è particolarmente predisposti per piatti della più pura tradizione modenese, dal gnocco fritto, alle crescentine (alias tigelle), ai borlenghi, allora l'Amaretto è davvero uno dei locali più indicati. Proprio qui, infatti, è stata partorita (e realizzata) l'idea del borlengo più grande del mondo. Sempre qui, si sono svolte anche diverse edizioni della bistecca fiorentina più grande del mondo. A proposito di carne, l'approvvigionamento della materia prima viene dall'Argentina, mentre i salumi sono di collina (da Savigno) e le verdure sono coltivate nell'orto della famiglia De Carolis, a Castello di Serravalle. Molto attenta la selezione dei vini, la maggioranza dei quali sono biologici.