Lo “Spallanzani” è il cuore della produzione di lavanda
ZOCCA. Un'impiantistica innovativa e tecnologicamente avanzata per favorire il corretto sviluppo del settore della produzione di lavanda. È con questa filosofia che la sede di Montombraro dell'Istitut...
ZOCCA. Un'impiantistica innovativa e tecnologicamente avanzata per favorire il corretto sviluppo del settore della produzione di lavanda. È con questa filosofia che la sede di Montombraro dell'Istituto d'Istruzione Superiore per le Tecnologie Agrarie e Servizi “Lazzaro Spallanzani” (che ha la sede principale a Castelfranco Emilia) ha acquistato un nuovo impianto di distillazione per la trasformazione di piante officinali (in particolare lavanda). Il costo complessivo dell'operazione è stato intorno ai 100mila Euro. Alla spesa per l'acquisto della strumentazione si è fatto fronte mediante contributi della Fondazione Cassa di Risparmio di Vignola e del Gal Antico Frignano e Appennino Reggiano. «Grazie al nuovo macchinario - spiega Steven Bazzani, direttore della sede di Montombraro dell'Istituto Spallanzani - si potrà quasi triplicare la distillazione di lavanda». Attualmente, con l'oramai obsoleto impianto, si potevano realizzare due distillazioni al giorno per un totale massimo di 15-18 quintali di prodotto al giorno. Non solo. «Si sarà anche in grado - continua Bazzani - di migliorare l'efficienza nella qualità della produzione, cogliendo maggiormente il periodo balsamico della pianta». Punto di forza della scuola è, infatti, l'azienda agricola annessa che rappresenta un'importante risorsa didattica (in cui gli studenti possono fare esperienza con le attività agricole ed acquisire specifiche professionalità) ma anche motivo di aiuto per gli agricoltori stessi con la raccolta meccanica e la distillazione del prodotto. Il nuovo distillatore verrà inaugurato durante la quinta edizione della “Festa della Lavanda” che si terrà a Montombraro dal 12 al 14 Luglio. La lavanda, quindi, come nuova risorsa per far diventare Montombraro una “piccola Provenza sull'Appennino”. Sembra forse un'idea ambiziosa, ma puntare sulla coltivazione, sulla lavorazione, sulla trasformazione e sulla commercializzazione della lavanda può essere una vera occasione per un territorio in cerca di nuove vocazioni e per fare sistema. Sono già oltre venti le aziende, in prevalenza di piccole dimensioni, che oggi producono lavanda di montagna su un'estensione di circa trenta ettari; sono ubicate prevalentemente nei comuni appenninici a ridosso del confine tra Modena e Bologna, come Zocca, Montecreto, Montese, Lama Mocogno, Marano sul Panaro, Castel d'Aiano, Vergato, Sasso Marconi, Monte San Pietro, Gaggio Montano e Castello di Serravalle.
Andrea Ghiaroni