Gazzetta di Modena

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Sergio Zavoli: un incontro all’Astoria

Sergio Zavoli: un incontro all’Astoria

Il giornalista a Fiorano per presentare il suo ultimo libro “Il ragazzo che io fui”

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FIORANO. Un ospite eccellente per il primo appuntamento di “Fiorano incontra gli autori”. È Sergio Zavoli che presenta, oggi alle 11 al Teatro Astoria, il libro “Il ragazzo che io fui” (Mondadori Editore). Con lui dialogherà (ma pure il pubblico potrà porre domande) il giornalista Roberto Armenia organizzatore anche di questa decima manifestazione per il Comitato Fiorano in Festa e la Lapam, con la collaborazione dell'amministrazione comunale e la sponsorizzazione delle Officine Metal Giotto di Fiorano e Astra Print di Formigine.

Per un giornalista, ora novantenne, che ha vissuto esperienze straordinarie come presidente della Rai, presidente dalla commissione di vigilanza e senatore per diverse legislature, era necessario offrire un racconto che ripercorresse una laboriosa esistenza descritta con freschezza di sentimento. E' come ritrovare la giovinezza dell'anima, riscoprire una vita rimasta “fedele fino alla fine al fanciullo che io fui”, come voleva lo scrittore cattolico francese Georges Bernanos, da cui Zavoli attinge il titolo di questo volume autobiografico. La narrazione diventa trasparente nella sua scioltezza descrittiva, perché illuminata costantemente dall“esprit d'enfance”, capace di accedere ai più alti valori umani senza tradirli, estendendosi nelle 261 pagine di concrete vicende personali che si offrono come storia interiore ma pure come documento di un passato non molto lontano. Inevitabile il rapporto tra il giornalismo di qualche tempo fa e l'informazione attuale che ha subito profondi cambiamenti. E la realtà si fa visione sognante, quando lo scrittore parla del suo percorso professionale che passa attraverso il giro d'Italia, la “triste bellezza” di Coppi, le interviste ai brigatisti rossi, gli anni di piombo, le stragi, il privilegio di essere riuscito ad entrare in un convento di clausura, le numerose inchieste condotte con sottile sensibilità. Tanti racconti radicati nella religiosità di una corrispondenza da anima ad anima con gli intervistati che il giornalista riesce a stabilire, nella tenace difesa della propria riservatezza. E certe rivelazioni gettano ancora una luce curiosa, inedita sui fatti, in quanto è la memoria a sostenere la salvezza di insolite esperienze. Proprio come sosteneva Borges che “senza ricordo ci si avvia verso un'amnesia finale che cancella ogni traccia della nostra vita privata e pubblica”. I fatti del passato consentono a Zavoli di riflettere sulla condizione dei giovani (il libro è dedicato al nipote “Andrea, al suo bellissimo immaginare”) che “vivono il supplizio del mancato lavoro... Una generazione che fa fatica a sognare”. Per una mente raffinata, inquieta e forse malinconica risulta sconcertante la perdita della normalità di vivere in un “paese che ha l'abitudine di vociare, gridando (spesso al telefonino sui mezzi pubblici) ogni genere di parole”. Il libro si fonda su un linguaggio costruito sul sapere (non mancano citazioni di giganti della letteratura), portando la parola a pregnanza visiva e stabilendo incontri e seduzioni con quella della sua poesia. E alcune liriche, selezionate dalle sue raccolte “Parole strette”, “L'infinito istante”, “Un cauto guardare”, “La parte in ombra”, pubblicate da Mondadori, saranno lette, alla fine, dall'autore, al quale sarà consegnato il Premio “Testimone Unesco 2014” per il giornalismo e la cultura. La motivazione evidenzia “la particolare qualificazione del suo impegno di giornalista e scrittore, e la passione civile, che esalta la sua identità emiliano-romagnola”. (m.f.)