Gazzetta di Modena

Modena

«Criminalità organizzata all’attacco del distretto»

di Andrea Gilioli
«Criminalità organizzata all’attacco del distretto»

Franchini di Cna-Fita: «Il settore trasporti e facchinaggio è quello più a rischio» Zavatti della Cgil: «Mille atti intimidatori tra Modena e Bologna in un anno»

3 MINUTI DI LETTURA





«La criminalità organizzata è sempre più presente nel distretto e sempre più urge intervenire». Questo in estrema sintesi il concetto espresso dai diversi relatori nella conferenza tenutasi al circolo Alete Pagliani per parlare di infiltrazioni mafiose e di sfruttamento del lavoro nel distretto. Ad organizzare il circolo stesso, insieme a diverse associazioni. Al centro il settore degli autotrasporti, vittima di una crisi che negli ultimi anni ha avvantaggiato i disonesti. Tra i relatori Cinzia Franchini, presidente nazionale di Cna-Fita che, dopo aver espresso la sua vicinanza agli imprenditori e ai lavoratori della Cma, «costretta a chiudere – ha spiegato - a causa della crisi, pur avendo sempre operato in onestà e trasparenza» ha esposto la preoccupante situazione del settore trasporti. «L'infiltrazione mafiosa è da anni molto radicata nel mondo del facchinaggio e del trasporto – ha continuato la presidente - si parla di un 7 - 8% su un totale di circa 100mila imprese iscritte all'albo. Secondo gli ultimi dati in provincia l'economia sommersa è pari a quella reale e la crisi non aiuta, in quanto ha reso sempre più rilevante il fattore prezzo, creando una concorrenza molto forte che, solo chi agisce in modo poco trasparente, è in grado di sostenere. Oltre alle aziende mafiose, in grado di offrire prezzi molto bassi vi sono anche anche altri fenomeni molto preoccupanti. Da un lato le aziende che delocalizzano nell'est Europa e che possono così sfruttare una manodopera economica e costi inferiori a livello contributivo e assicurativo, dall'altro le cooperative spurie, non iscritte ad albi e spesso di pura facciata, prive di organi collegiali e spesso gestite da stranieri che sono in realtà vittime di sfruttamento e caporalato. Nel distretto di Sassuolo le piccole aziende hanno in parte arginato il fenomeno, che è invece esploso nel settore del facchinaggio, dove oggi la situazione è palese in tutta la sua drammaticità, con cooperative di soli stranieri, gestite da personalità religiose islamiche, nelle quali i sindacati non hanno accesso e dove il caporalato e lo sfruttamento consentono una forte concorrenza alle aziende locali. Dobbiamo invertire la rotta, un esempio può essere il protocollo d'intesa che come associazione di categoria abbiamo firmato insieme a Confindustria Aitec, e che auspico possa ampliarsi ad altri settori. Il protocollo prevede una serie di controlli sulla trasparenza dei vettori cui vengono affidate le spedizioni, sia sotto il profilo dell'infiltrazione mafiosa sia sotto quello dello sfruttamento del lavoro, senza dimenticare un attenzione alla sicurezza dei mezzi e un incentivo alle spedizioni franco destino, capaci di creare un importante responsabilizzazione della filiera». A dare i numeri della presenza mafiosa è stato Franco Zavatti, responsabile regionale legalità della Cgil. «Circa mille episodi di attentati intimidatori tra Modena e Bologna – ha detto – solo nell'ultimo anno, sono un chiaro segnale della presenza mafiosa, cui pero non fa da contraltare un aumento nei sequestri e nelle confische».