Modena corsa al sindaco 4/ Giovanardi: «Coop e Pd hanno svuotato la città»
Il senatore è l’uomo del Nuovo Centrodestra: «Tra sprofondi, degrado, errori e monopolio rosso siamo indietro cento anni: viviamo nel malessere più totale»
Giorni di banchetti, volantinaggio, campagna elettorale, incontri. Il senatore Carlo Giovanardi fa avanti e indietro da Roma come una trottola e quando torna nel suo ufficio di corso Duomo deve lottare contro la burocrazia: «Vede quel manifesto lì? - dice indicando una delle stampe che lo ritraggono - dobbiamo posizionarlo a cinquanta centimetri dal vetro altrimenti siamo in multa. Siamo nella città delle denunce, dove ogni volta che ti muovi misurano i centimetri. Noi perdiamo tempo a fare questo, a vietare che le facce dei candidati siano in giro per Modena: è toccato a me telefonare al Ministero e farlo presente alla prefettura. Siamo nella città più ingessata d’Italia, anche in questo. Capite perché Modena deve cambiare? Perché tra sprofondi e monopoli ormai siamo rimasti indietro cent’anni».
Perché si è candidato?
«La logica della mia candidatura nasce nel momento in cui la Maletti getta la spugna. Non è un mistero che lei fosse di riferimento per un’area moderata, cattolica, di centro. Uscita di scena lei c’era da ricompattare tutto questo mondo: me lo hanno chiesto e mi sono candidato. Molto semplice».
Più complicato il rapporto tra lei e quelli che potevano essere i suoi alleati, a partire da Forza Italia.
«A me a scuola hanno insegnato la consecutio temporum, se siamo tra persone serie capiamo bene che stiamo parlando di una cosa impossibile. Ma veramente qualcuno pensava che io facessi marcia indietro? Non scherziamo.Non è colpa mia se Forza Italia aveva scelto come candidato sindaco il concessionario dei chioschi. Era un loro problema, non mio. Io sono qua e l’unico dubbio di tutta questa vicenda era ciò che decideva Francesca Maletti».
Non pensa che sia difficile da spiegare al suo elettorato che la sua decisione era in subordine a quella che avrebbe preso un candidato Pd?
«Io faccio politica da diverso tempo e so come ci si deve comportare in situazioni come queste, non facciamo questioni di principio dove non servono. Il mondo moderato voleva una risposta e io gliel’ho data. la Maletti era un ibrido che non rappresentava certo il Pd. Si è visto subito che cosa ha scelto il Pd: Muzzarelli, un vecchio comunista, che rappresenta l’apparato storico. Il problema non è che è di Fanano, il problema è che hanno riproposto la vecchia logica, hanno trovato un volontario che avesse la caratura per fermarla».
Non le fa effetto tornare a Modena in prima linea dopo tanti anni?
«Io da Modena non sono mai andato via, ci sono sempre stato. Se adesso al posto dell’ex Autodromo c’è un parco il merito è anche del sottoscritto che ha vinto una grande battaglia politica contro Bulgarelli. Ma potrei andare avanti per ore: il caso di cardiologia, le mobilitazioni per le Tac negli anni passati, così come le denunce del sistema sanitario, e solo recentemente il caso Luxuria e i chioschi. Se uno fa opposizione è questo quello che deve portare avanti. Il problema è che a Modena spesso l’opposizione è mancata».
Chioschi a parte, quel è stato l’ultimo caso?
«La chiusura del Cie. Pensate in tema di ordine pubblico quanto può influire positivamente una struttura così: io penso da sempre che piuttosto che vedere in giro per strada persone che delinquono è meglio ospitarle in strutture come quella in attesa di diversa destinazione».
Pighi che Modena lascerà al prossimo sindaco?
«Una città svuotata. Vado con invidia nelle vicine Parma e Ferrara, dove tra le mura ci sono salotti per ospitare cittadini e turisti. Qui siamo nel malessere più totale. Va ritrovata la capacità di stare assieme».
La causa?
«Quell’abuso di posizione dominante che ormai fa di Modena l’esempio più negativo che esista. È così per i governi di sinistra, è così per il monopolio delle coop rosse. I risultati ai quali siamo arrivati sono sotto i vostri occhi. La cementificazione del parco è soltanto l’ultimo esempio di una politica grossolana senza senso. Guardate il centro storico come è stato ridotto».
Come?
«A un colabrodo in continuo degrado. Tutto è abbandonato e i commercianti si sentono presi in giro: i chioschi aperti tutto l’anno significherebbero l’ulteriore colpo di grazia. In centro dobbiamo ritrovare il presidio delle forze dell’ordine e non continuare a sentire, come ci raccontano sempre, che viviamo nel migliore dei mondi».
Sicurezza e centro storico. Cosa mette al terzo punto delle sue priorità?
«Non è una classifica. Non va dimenticata la ripresa economica. Pensiamo all’edilizia. Il rilancio passa anche da lì, ma non può passare da nuove costruzioni per continuare a dare fiato alle coop con insediamenti che poi restano vuoti. Pensiamo a risanare quello che abbiamo e portarlo ad un livello di fruizione tale che possa essere il motore della nostra economia».
Non pensa che i panni del “signor no” che a livello nazionale ha vestito per anni la possano ostacolare in questa campagna?
«Nei miei confronti c’è un livore ideologico come c’è stato per Moro, Fanfani, De Gasperi, Craxi e anche Berlusconi. Le mie non sono opinioni, sono fatti. I Casi più eclatanti? Saviano, Ustica, Aldrovandi, Cucchi: come mai nessuno mi ha mai querelato?».
Che obiettivo si è dato?
«Vincere».
Al ballottaggio?
«Dubito che Muzzarelli arrivi al 50 per cento».
E suo fratello, che a Reggio simpatizza per Tsipras?
«Sarà l’aria di Reggio Emilia che gioca questi scherzi...».
@dvdberti
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