Denigra l’ex amico su Facebook: a processo
Comico modenese imputato per una raffica di commenti pesanti a ex direttore radiofonico
È stata discussa ieri in tribunale davanti al giudice monocratico Francesco Maria Meriggi una singolare causa per diffamazione via internet che vede come imputato un comico modenese ex collaboratore di un programma sportivo di una nota radio modenese. Il suo ex direttore è stato bersagliato su Facebook per almeno sei mesi da suoi messaggi di rivendicazioni spesso offensive fino all’ultimo, piuttosto minaccioso, che lo ha spinto a denunciare l’ex collaboratore al quale aveva tolto l’amicizia Facebook. Il giudice ha cercato di ricomporre la divergenza rinviando l’udienza all’11 novembre per cercare una via conciliativa. Dal 2004 al 2010 l’imputato collaborava come libero professionista con una trasmissione calcistica in studio. Lavorava “a braccetto” con l’ “amico” e “collega” della stessa radio che lo seguiva anche nella veste di autore comico e satirico: in sostanza, il suo incarico era di fare battute umoristiche e imitare voci di persone famose attraverso finte telefonate. Un lavoro che gli procurava un compenso modesto: poco più di 30 euro al mese. Improvvisamente il rapporto di collaborazione con la radio si è interrotto senza venire comunicato: il comico non veniva più chiamato. Tuttavia, ha sempre rivendicato un mancato pagamento per due mesi che sommava a circa 68 euro. Ma invece di prendersela con l’amministrazione della radio, ha covato risentimento per l’ex amico che a suo dire lo aveva tradito. Il risentimento è cresciuto finché dall’ottobre 2010 al marzo 2011 l’imitatore è esploso in una raffica di commenti negativi ai post dell’ex amico. Commenti che battevano sul chiodo dei 68 euro non pagati e che poi hanno iniziato a diventare ossessivi. Finché nel marzo 2011 ne ha postato uno pesante per il quale il suo ex direttore si è sentito diffamato e minacciato. E lo ha denunciato. In aula non si è discusso tanto della ragione di questa protesta con presunte diffamazioni, dato che è un argomento da giudice del lavoro, bensì dell’utilizzo di Facebook per aggredire altri con offese a volte incessanti e pesanti.