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Modena corsa al sindaco 5/Montanini: «Le mie idee per produrre ricchezza»

di Davide Berti
Modena corsa al sindaco 5/Montanini: «Le mie idee per produrre ricchezza»

L’inventore di Cambiamodena: «Puntiamo sui giovani per capire la realtà Un sindaco deve essere un esempio, Muzzarelli e le auto blu non lo sono»

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Per una persona che, nella sua vita, la prima volta che aveva reclamato ufficialmente contro un’amministrazione per una ingiustizia - o presunta tale - si era trovata di fronte Gian Carlo Muzzarelli è stato quasi automatico candidarsi.

Era il 1986 quando Antonio Montanini, oggi in campo per la lista civica Cambiamodena, protestava con il sindaco di Fanano per una indicazione mal posizionata verso la Croce Arcana: «Ho ritirato fuori la risposta pochi giorni fa, e mi ricordavo che era stata del tutto evasiva, proprio come oggi. Si giustificano senza rispondere nel merito, non motivano».

Perché si è candidato?

«Perché si è candidato Muzzarelli. Se il candidato fosse stato la Maletti non sarei sceso in campo».

Quindi si riconosce nella stessa area ma non nel verdetto delle primarie?

«Non mi riconosco nel partito che sollecita e impone una candidatura. Perché è di questo che stiamo parlando, senza troppi giri di parole».

Senza troppi giri di parole il problema per lei è Muzzarelli. Perché dovrebbero votare lei e non lui?

«Lui si tinge i capelli per essere giovane, io non me li tingo per essere vero. Lui ha sempre speso i soldi della città facendo il politico, io insieme a centinaia di migliaia di modenesi ho prodotto i soldi che lui hja speso. Lui è convinto che il lavoro si crei e a prescindere venga prima di tutto, io sono convinto che l’impresa viene prima di tutto perché al lavoro sostituisco la parola occupazione. Lui ha una visione statalista, io imprenditoriale. Lui è bersaniano, io sono renziano. Lui è candidato nel 2014 con la falce e martello, io con i cittadini. E potrei andare avanti per ore».

Al Pd che lei critica cosa manca?

«Non è stato in grado di creare il giusto ricambio. Oggi guardiamo all’esperienza messa in campo a Reggio Emilia come fossero extraterrestri. Ci hanno semplicemente messo la faccia con un po’ di coraggio. Quello che ho fatto io scendendo in campo. Il Pd, anzichè mettercela la faccia, l’ha persa con la storia delle primarie».

Che idea si è fatto?

«Non parlo di brogli, parlo di caduta di stile, è venuta meno l’etica. Come fa Muzzarelli ad essere tranquillamente al suo posto?».

In che senso?

«Un candidato deve essere un esempio nei confronti dei cittadini che vorrebbe rappresentare. Un esempio verso le giovani generazioni. Che esempio può dare una persona che spende più di 100mila euro in auto blu e chiede ai modenesi di utilizzare dei mezzi pubblici sporchi e indecenti?».

Passiamo al programma. Qual è la sua priorità?

«Il tema chiave per il rilancio di Modena è uno solo: produrre ricchezza. Se non partiamo da questo assunto c’è ben poco da fare, il resto sono chiacchiere».

Ha un ricetta?

«Basta guardare i numeri: in Italia la disoccupazione raddoppia, a Modena settuplica. Significa che qui eravamo abituati a stare molto meglio ed oggi stiamo molto peggio. Allora mi viene da ridere a pensare che Muzzarelli vuole una marcia in più: un marcia in più per schiantarsi con un aereo che è già in picchiata? Meglio tirare il freno a mano e cambiare direzione».

Come?

«Capire che siamo all’interno di una rivoluzione industriale che cambierà completamente, da qui a dieci anni, il modo di condurre l’impresa manifatturiera, risorsa del nostro territorio: nanotecnologie, stampanti tridimensionali per produrre pezzi e potrei continuare. Siamo attrezzati per questo? Siamo attrezzati per capire che il traffico non sarà più di camion ma di dati. È una sfida, bisogna entrarci con coraggio e flessibilità. È così che il nostro primo progetto si chiama MO.T.R.I.C.E.: Modena terza rivoluzione industriale competenze eccellenze. Significa accedere a finanziamenti, creare un fondo per incentivare le start up, un centro servizi di alto livello che offra opportunità alle imprese. Tutto questo attirando cervelli, che sono il carburante della motrice».

Qual è il progetto di città che ha in mente?

«Parto dai cervelli, che dobbiamo attrarre. Serve l’università, ma la città deve trasformarsi per diventare universitaria anche nei fatti e non solo a parole. Abbiamo bisogno di un nuovo modello di mobilità e non parlare di biciclette solo quando esce il sole. Quando parliamo di casa dobbiamo scordarci il significato di possesso che ancora oggi tendiamo a dare, diventerà un bene di servizio per le nuove generazioni. Pensiamo piuttosto ad un quartiere senza automobili, e facciamolo. Per fare questo occorre sburocratizzare il Comune, ridurre la pressione fiscale e arrivare ad avere una città sicura. Quando potremo dire di avere una città sicura per le donne, allora avremo raggiunto l’obiettivo».

La cosa che le piace di più di Modena?

«La gente, senza dubbio».

Quello che non le piace?

«Il grattacielo dietro alla palazzina dei Giardini. È l’emblema di come la città è stata trasformata e trascurata».

Dove vuole arrivare?

«Sono aperto a qualsiasi risultato per un semplice motivo: non rappresento un partito, sono libero da qualsiasi vincolo, non devo rispondere a nessuna logica di potere ma solo cercare di fare il bene dei modenesi. Tutti. Qui non è più una questione di destra e sinistra, è anacronistico parlare di queste differenze. Parliamo di ciò di cui c’è bisogno, e proviamo a fare sintesi. In molti mi dicono che sarei in grado di farla».

Per farlo bisogna almeno arrivare al ballottaggio.

«E chi l’ha detto che non succeda?...».

@dvdberti

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