Gazzetta di Modena

Modena

Pi.Ca e Casalesi, fine di un incubo

di Francesco Dondi
Pi.Ca e Casalesi, fine di un incubo

Nonantola. Condannato il boss Michele Zagaria dopo le minacce ai due imprenditori edili campani

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NONANTOLA. Raffaele Cantile e Francesco Piccolo sono diventati, loro malgrado, il simbolo del coraggio contro le infiltrazioni dei Casalesi nell’economia modenese. Nel 2007, i due titolari della Pi.Ca costruzioni denunciarono Michele Zagaria, capoclan camorrista e i suoi sodali, per le intimidazioni e le minacce subite. E i pubblici ministeri di Napoli vollero subito ascoltare quei due coraggiosi ragazzi, arrivati nel Modenese da Casapesenna (Caserta) e ora pronti a mettere in gioco molto di più dei loro affari per stroncare il giro della malavita campana.

Ieri è arrivata la sentenza che condanna i Casalesi che li minacciarono. Michele Zagaria è stato condannato dal Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) a 24 anni di reclusione per associazione a delinquere ed estorsione. Condanne anche per il padre, Nicola (quattro anni e quattro mesi) e l’ex braccio destro del boss, Massimo Di Caterino (13 anni). Per Michele Zagaria, il pm Catello Maresca aveva chiesto la condanna a 21 anni.

Le pressioni a Cantile e Piccolo durano ormai dall’inizio degli anni 2000, ma due blitz delle forze dell’ordine stroncano l’avamposto casalese a Modena. In compenso, però, nel 2002, le minacce vanno oltre e arriva un pesante avvertimento: un ordigno viene fatto esplodere davanti ad un negozio di sanitari per il bagno, collegato ai titolari della società di costruzioni. Con gli arresti dei vari “Rafilotto” Diana, Antonio Corvino, Antonio Basco in arte Tonino Pagliarone e Pasquale Spierto "Capamuntata” la calma sembra tornare, ma è solo un attimo. Perché nel 2007 si fanno avanti gli uomini di Zagaria. Il capo vuole un incontro con Cantile e Piccolo, pretende che i due non incassino una garanzia (un appartamento) che vantano per un credito con una ditta edile. Loro non si lasciano intimorire e tra la sorpresa degli stessi inquirenti mettono nero su bianco le accuse e i tentativi di racket. Da quel momento la loro vita cambia, vivono ancora sotto scorta, ma la Pi.Ca resta un simbolo e tuttora lavora, anche nelle aree terremotate.