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Modena corsa al sindaco 6/ Muzzarelli: «È il metodo che deve essere cambiato»

di Davide Berti
Modena corsa al sindaco 6/ Muzzarelli: «È il metodo che deve essere cambiato»

L’uomo del Pd spiega il suo progetto: «È offensivo parlare male di Modena Risolviamo le questioni aperte da tempo: Ex Amcm, Modena Nord, stazione»

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Ci sono gli uomini “del fare”. Ci sono gli uomini “del parlare”. Muzzarelli sceglie di essere uomo “del metodo”. È quello che vuole cambiare. Nelle scelte, nei processi decisionali, nelle opportunità per i cittadini. «Un metodo - dice lui - che deve diventare sostanza dell’innovazione di cui Modena ha bisogno».

La manifattura è un via vai continuo, la squadra è al lavoro per non lasciare nulla al caso alla sfida per evitare il ballottaggio. Perché di questo si parla tra i corridoi del colosso che si apre davanti alla stazione e che il candidato del Pd ha scelto come base operativa.

Perché si è candidato?

«Per mettere a disposizione la mia esperienza a una città che mi ha dato tanto. Ci sono momenti nella vita dove bisogna fare queste scelte, cercare di costruire futuro per il bene comune. Dare a Modena opportunità e soprattutto ritrovare quell'orgoglio che le deve appartenere. Siamo una città di numeri uno, e' ora di ritrovare quell'ambizione che ci ha permesso di primeggiare. Basta creare le occasioni».

Come?

«Attraverso una buona politica della partecipazione e del confronto. Per due motivi: ritrovare la coesione sociale di cui c'è bisogno e ricostruire quella fetta di società che è sempre stata di riferimento in Italia per le esperienze prodotte. Non sono scomparse, ce le abbiamo ancora, dobbiamo solo farle emergere. Per questo ascolto: la manifatture delle idee è il contributo di tutti, associazioni, polisportive e parrocchie, per mettersi a disposizione di Modena».

Chi ha più bisogno?

«I giovani, sono la nuova emergenza sociale. Gli adulti non sono diventati ricchi, è vero, si arrangiano come possono perché oggi hanno da mantenere figli che a quarant'anni hanno perso lavoro, occasioni e possibilità. È lì che dobbiamo intervenire prima sui temi di lavoro e impresa».

Tutti i suoi avversari sanno che è l'uomo da battere e sono passati alla marcatura a uomo. La cosa la disturba?

«Fa parte del gioco, basta non eccedere. Chi offende, chi dice falsità, chi non ha un progetto vero per la città lascia il tempo che trova».

Ma c'è anche chi il progetto ce l'ha.

«Certo, ma non lo vedo contro di me, lo vedo contro Modena. Usano slogan e affermazioni negative come rifare Modena, rivoluzione completa, cambiamento totale. Vogliamo sostenere che a Modena non c'è niente di buono? Così secondo me si offendono i modenesi. Cominciamo a dire che cosa facciamo davvero, senza spot che lasciano il tempo che trovano».

Allora lo dica. I suoi primi 100 giorni come saranno se sarà eletto?

«Piuttosto intensi. Attivare il tavolo per l’Expo 2015 e passare alla fase operativa. Programmare un incontro urgente con l’azienda Usl per una casa della salute alla Sacca, per rispondere alle esigenze di rilancio nei servizi e nella sicurezza di quella zona. Chiedere un incontro urgente a Maserati per i futuri investimenti. Stanziare 600mila euro di appalti per la manutenzione straordinaria e, sempre in termini di appalti, quello del nuovo Sigonio. Poi riscrivere il regolamento urbanistico della città per garantire semplificazione. Pensate solo alle nuove iniziative imprenditoriali che potrebbero crescere: l’inaugurazione del tecnopolo di ingegneria sarà la giusta partenza per garantire sostegno alle start up».

Programma pretenzioso.

«Deve essere così se vogliamo stare al passo della sfida che questo territorio ci chiede. Una sfida che mette Modena anche al centro di un’area vasta dove dovrà essere collante e punto di riferimento. Con una priorità su tutte».

Quale?

«Riallacciare i fili tra i cittadini e la politica per ritrovare il senso di appartenenza che ci deve contraddistinguere».

Che Modena troverà il prossimo sindaco?

«Una Modena che deve cambiare metodo per affrontare tutte quelle questioni rimaste aperte da troppo tempo».

Faccia alcuni esempi.

«L’Ex Amcm. Lì devono rimanere il cinema, il teatro e e la ripartizione della parte immobiliare andrà rimodulata ma quella zona di Modena ha bisogno di riqualificarsi. I chioschi: se il problema è il cemento eliminiamo quei pali ma partiamo con una offerta che tutta la città si aspetta. E cominciare a parlare in termini concreti di smart city».

Ha in mente un superassessorato del fare? Infrastrutture, urbanistica, mobilità...

«La sfida infrastrutturale del territorio è quella da vincere. Dal punto di vista urbanistico la casa cambierà e quella del futuro dovrà avere risposte tecnologiche, ambientali, energetiche e anche sociali tali da diventare il vero crocevia delle nostre politiche. I modelli attuali non sono più sufficienti, il progetto di Modena dovrà essere trasversale: volontariato e terzo settore dovranno essere coinvolti ulteriormente nel rispondere alle esigenze di una città che è cambiata. Sul piano infrastrutturale, se vogliamo che le nostre imprese dettino i tempi, il Casello di Modena Nord è una priorità e il Comune dovrà stanziare i 300mila euro che servono per l’esproprio. Così il nuovo volto della stazione, che dovrà essere intermodale tra gomma e ferro, e la complanarina che resta una necessità».

Non ci ha parlato della sua squadra.

«Dico solo che saranno al massimo otto assessori, uomini e donne in numero uguale. E vorrei che ci fossero diversi giovani motivati, pronti a mettersi in gioco e sui quali poter scommettere. È un rischio che il sindaco che vuole cambiare metodo si deve prendere».

Metodo nuovo anche per le nomine in stile Farmacie Comunali?

«Posso solo dire che con me certe cose non succederanno».

@dvdberti

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