Gazzetta di Modena

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Pennac si racconta: da cattivo allievo a grande scrittore

di Michele Fuoco
Pennac si racconta: da cattivo allievo a grande scrittore

Davanti a centinaia di studenti ha parlato della sua esperienza di convivenza con il disturbo

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MODENA. Una breve introduzione per lasciare spazio alle domande dei tantissimi studenti, ma anche dottori e professori che hanno gremito, nel primo pomeriggio di ieri, l'Aula Magna Centro Servizi, in via del Pozzo per il VII Seminario sulle tematiche della dislessia evolutiva dell'adulto, dal titolo “Giovani adulti con DSA: diagnosi e traiettorie di sviluppo”, promosso dal servizio Accoglienza disabili e dislessici dell'Università di Modena e Reggio Emilia.

L'eccezionale partecipazione dello scrittore Daniel Pennac non si è risolta in una lezione cattedratica, ma in una conversazione con gli intervenuti per parlare della sua personale esperienza, della “Storia di un cattivo lettore che diventa scrittore”. “Lectio magistrale” si è detto perché non c'è migliore lezione di quella che mette a nudo il cammino della propria esistenza, pur “turbata” da un disturbo specifico dell'apprendimento, come la disortografia, che non ha impedito a Pennac di diventare scrittore di fama internazionale.

«La mia presenza vuole onorare i cattivi allievi che sono riusciti nella vita. E io sono una somaro che è riuscito... Non si può essere prigionieri della nostra infanzia, catastrofica e senza felicità. Ero un cattivo allievo, come dicevano molti professori (solo il 10% di loro mostrava più sensibilità verso allievi con problemi) che avevano il sospetto che non mi impegnassi nello studio, non seguissi le lezioni. E il sospetto faceva crescere il mio panico di non riuscire a rispondere alle loro domande. Per la trasmissione del sapere e confrontarsi con gli allievi occorre interessarsi ai ragazzi e appassionarsi alla materia che si insegna. Reputo importante la mia esperienza di professore (lo scrittore si è laureato in Lettere all’Università di Nizza dove ha insegnato prima di trasferirsi in un liceo di Parigi) ed è gratificante far leggere tutti i libri che hanno reso un lettore felice».

Contrariamente a quanto accaduto a Pennac in collegio, quando aveva 12 anni (è nato a Casablanca nel 1944; suo padre era militare di carriera, si chiamava Pennacchioni, originario della Corsica). Non c'erano momenti specifici per la lettura che diventava clandestina per passione. «Leggevo Dumas sotto le coperte e mi addormentavo. Il giorno seguente a scuola, non potevo leggere, allora scrivevo quello che avrebbe potuto essere la fine della storia del libro. Il professore mi considera “disortografico”. È l'inizio dell'atto di scrivere. Molti scrittori sono diventati tali leggendo molto per poi raccontare».

Il piacere di leggere: è quanto egli vuole restituire agli adulti. Un desiderio che egli bene esprime nel saggio “Come un romanzo”, del 1992. Lo scrittore, che ha saputo trasformare i suoi fallimenti scolastici in sapere, dichiara che la sua personalità si è sviluppata fuori dalla scuola, con lo sport, il tempo libero, la lettura. Ricorda che scriveva con una scrittura fonetica, cioè ciò che gli passava per la testa.

«Ho ragionato grammaticalmente, quando ho avuto l'intuizione che la grammatica assomiglia alle strutture del pensiero». Lo scrittore assicura di aver imparato l'alfabeto, ma che ancora oggi consulta spesso il vocabolario. La scrittura procede lenta, ma quando si legge un suo libro, essa si presenta dinamica, veloce.

C'è spazio anche per parlare di immigrazione, non come fenomeno ma soprattutto come tragedia che essa determina. A Pennac è stato consegnato, in questa occasione, il sigillo d'argento. Lo scorso anno gli è stata conferita la laurea “Honoris causa” dell Università di Bologna. Negli anni Novanta ha vinto il premio “Cento” e il premio “Grinzane Cavour”. Ormai Pennac è di casa in Emilia. Tanto che al Teatro Storchi saranno rappresentati, a data da stabilire, due spettacoli legati alle sue opere “L'occhio del lupo” e “Storia di un corpo”.