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Rischio alluvioni, parte una petizione

Rischio alluvioni, parte una petizione

Tre comitati cittadini chiedono più trasparenza e manutenzione sugli argini. «Quello del Secchia perde in diversi punti»

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Più trasparenza sulle cause dell'alluvione dello scorso 19 gennaio e sullo stato delle opere idrauliche a Modena. I cittadini si mobilitano: è in partenza infatti una petizione indirizzata a Regione, Ministero delle infrastrutture e Comune. E tre comitati della provincia sono già pronti a raccogliere le firme.

L'annuncio è stato dato lunedì sera dal Comitato cittadini di Modena Est nel corso dell'affollata conferenza sulle “Casse d’espansione, una storia lunga 40 anni”. Già nel 1995 il Comitato raccolse 9mila firme per chiedere il completamento della cassa del Panaro insieme a maggiori informazioni. Ma dopo 20 anni, e tante richieste cadute nel nulla, inascoltate anche da diversi politici, il Comitato torna a dare battaglia sul tema del nodo idraulico modenese.

«Partiamo con la raccolta firme perché serve manutenzione e trasparenza sul nodo idraulico modenese. Chiediamo anche che la prossima amministrazione si faccia carico di una figura in grado di rapportarsi con Aipo, di avere una banca dati completa di tutti i documenti delle opere idrauliche presenti sul nostro territorio, e di dare informazioni chiare ai cittadini su tutti i corsi d'acqua. Facciamo un appello anche alle forze politiche perché si mettano d'accordo sulla pulizia degli alvei fluviali. Non bisogna più aspettare», spiega Elis Ranuzzini presidente del Comitato di Modena Est.

Il comitato ArginiaMo di Bastiglia si unisce all'idea. Questa sera all'assemblea di Bomporto alle 20,30 parlerà dell'iniziativa lanciata dal Comitato di Modena Est. «Secondo me è da appoggiare», spiega Christine Valentini portavoce del comitato: «Su Secchia e Panaro l'importante è che venga fatta chiarezza, e chiediamo che d'ora in poi i lavori vengano fatti a regola d'arte e non per mangiarci i soldi come abbiamo purtroppo avuto modo di vedere per le due casse di espansione».

Pietro Corni, che da anni denuncia lo stato di incuria del Secchia, prende la parola: «Oltre alle casse, c'è da parlare della situazione disastrosa degli argini. Quello del Secchia durante le piene perde in diversi punti. Bisogna fare interventi, disboscare delle piante, fare manutenzione».

Francesco Cameroni del Comitato “Alluvionati non per caso”, zona Fossalta, punta invece il dito contro la gestione del verde nelle opere idrauliche: «In tutti questi anni le opere idrauliche come le casse di espansione, gli argini e i canali, sono state utilizzate come oasi naturalistiche, e non per quello che sono. La politica ha cavalcato questa sorta di ambientalismo, ma bisogna ricordare agli amministratori che le opere idrauliche devono funzionare quando serve, e non si possono far nascere al loro interno boschi e piante. Tutto questo riduce il loro funzionamento nei momenti critici. Poi c'è troppa burocrazia. Bisogna dare i permessi di tagliare legna e disboscare». (m.a.)