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General Montaggi, dubbi e prestanome

General Montaggi, dubbi e prestanome

I retroscena della vicenda dell’azienda di Castelnuovo che chiude dopo complessi passaggi societari in Italia e Romania

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Un'operazione di fusione per incorporazione che fin dall’inizio aveva convinto poco quella della General Montaggi di Castelnuovo, un’azienda attiva nella carpenteria in grandi cantieri in Italia e all'estero, con una piccola ditta rumena, la Fruit Marius srl di Galati in Romania. E l'epilogo è stato che l'azienda ha invitato in tempi diversi oltre 100 lavoratori “trasfertisti” a licenziarsi per poi essere riassunti in altra azienda, la piemontese GMT. Un invito che non ha riguardato i venti dipendenti rimasti ultimamente presso la sede di Castelnuovo, di fatto ora disoccupati.

Infine è giunta la comunicazione della cessazione dell'attività a Castelnuovo a partire dal 30 aprile scorso. La vertenza ora va avanti e i sindacati stanno tentando di coinvolgere le istituzioni per cercare di capire meglio il futuro dei dipendenti.

Ma diventa importante capire i retroscena di quella che potrebbe a prima vista sembrare una semplice operazione di strategia aziendale. I passaggi societari o i tentativi in questo senso sono stati tanti. L'azienda di Castelnuovo, secondo quanto risulta dalle visure camerali, presenta ufficialmente come soci Alessandro Cartoncino, che detiene il 20% del capitale, e Gennaro Di Gennaro, che ne detiene invece l'80%: a fine dicembre 2013 aveva tentato una fusione transfrontaliera con una società rumena, poi non andata a buon fine. Così l'azienda cambia approccio attraverso l'affitto di ramo d'azienda con la società romana Gier srl, alla quale viene definitivamente ceduto un ramo aziendale poco dopo. Procuratore della romana Gier era fra l’altro un commercialista coinvolto nel 2012 in una vicenda di bancarotta nel Veneto. Poi, ultimo passaggio, l'acquisizione del 100% da parte della Fruit Marius srl di Galati (Romania), una società di piccole dimensioni con 8mila euro di capitale sociale. Un'operazione che ha subito allarmato anche i sindacati. Nel corso dei mesi la direzione aziendale ha dato tante rassicurazioni alla parte sindacale, spiegando che la scelta era motivata dalla volontà di entrare nel mercato est europeo e che anzi questo avrebbe rafforzato lo stabilimento modenese. Ma pochi mesi dopo ecco l'annuncio della chiusura, nonostante l'azienda non si presentasse in crisi: la General Montaggi, infatti, ha terminato la commessa per l'infrastrutturazione metallica dello Juventus Stadium di Torino e aveva un'altra commessa per gli stadi di Nizza, Bordeaux e Parigi per i Campionati europei del 2016. C'è poi un altro retroscena che alimenta perplessità. Benché formalmente nella compagine societaria figurino solo Cartoncino e Di Gennaro, qualunque lavoratore dell’azienda può testimoniare che il vero titolare cui tutti fanno riferimento è in realtà il quarantenne A.C., imprenditore di origine campana già coinvolto nel fallimento di un’azienda di Fiorano dello stesso settore.

E proprio lo stesso A.C. risulta il punto di riferimento di tutti i lavoratori nella società piemontese GMT (General Montaggi Torino), costituita l’anno scorso con altri nominativi in qualità di rappresentanti legali e alla quale di fatto sono state trasferite le commesse dell’azienda di Castelnuovo. Non solo. Come accennato, un centinaio di operai abituati a lavorare fuori sede, dopo essersi licenziati da General Montaggi, sono passati proprio a GMT per continuare a svolgere la stessa attività. Inevitabile porsi qualche domanda sulle reali motivazioni di tutti questi passaggi societari per svolgere la medesima attività. Il dubbio, infatti, è che tutto sia stato fatto per tentare di svuotare la società, che ora presenta debiti per almeno un milione e mezzo di euro, oltre a mensilità arretrate non pagate a molti lavoratori. Debiti che riguardano soltanto la General Montaggi di Castelnuovo, che ora non ha patrimonio, non ha un euro e fa capo a una fantomatica società rumena, mentre la torinese GMT e la sua “persona di riferimento per i lavoratori”, sempre A.C., hanno finora continuato la stessa attività di prima e con molti degli stessi lavoratori. Oltre un milione e mezzo di euro che creditori, fornitori e lavoratori, ora tutti in grave difficoltà, presumibilmente faticheranno non poco a riscuotere. «Che fine hanno fatto questi soldi?» si chiedono i creditori e ancora: «Perché - dicono - ora anche GMT comincia a presentare qualche problema? Farà la stessa fine?».