I pericoli dei social raccontati agli studenti
Esperto spiega le conseguenze del cyberbullismo tra adolescenti e le proposte per contrastarlo
“Cyberbullismo ed uso consapevole dei social network” è stato il tema dominante di un progetto del Rotary club Sassuolo che ha visto due momento di sviluppo: il primo, all’interno di una conviviale durante la quale Pierluigi Perri, dell’università di Milano, ha relazionato su pericoli, leggi e comportamenti da seguire in materia di utilizzo dei social da parte dei giovani; l’altro, ieri mattina nell’aula magna del polo scolastico con gli studenti di Iti Volta ed Ipsia Don Magnani, nel corso di una conferenza dove lo stesso Perri è stato nuovamente protagonista insieme a Pietro Tagliapietra, comunicatore del Cefriel.
L’idea del presidente Rotary Davide Guidi, affiancato dal cosigliere Simone Ricci, era quella di dare un ampio panorama di quella situazione che si sta creando con l’utilizzo improprio dei social, a partire dagli adolescenti.
«I social - ha detto Perri - sono solo una funzione dove ci si chiamata tutti “amici” ma in realtà sono la trasposizione dalla “real life” ad una meno vissuta “virtual life”, dove i comportamenti sono del tutto diversi da quelli reali. Se prendiamo ad esempio gli episodi di bullismo, nella vita reale, vedono ragazzi grandi e grossi che vessano i meno ribusti; episodi che avvengono con tanta goliardia nelle università o che notiamo nelle caserme con il “nonnismo”. Nel mondo virtuale tutto questo viene ribaltato. I protagonisti, per assurdo, sono per lo più mingherlini, gracili, ma determinati a farla pagare a coloro che non vanno d'accordo con loro, con tiri davvero micidiali».
Ed arrivano anche le proposte di legge, come la “Ferrara” del 27 gennaio. «In questa proposta - continua Perri - sono contenute le infrazioni più comuni alle quale serve dare condanna. Si tratta di pressioni, aggressioni, molestie, ricatti, ingiurie, denigrazioni, alterazione e diffamazione o furto d’identità, acquisizioni illecite e manipolazione dei dati personali a mezzo internet. Lo ribadisco, tutto questo inizia in età adolescenziale».
Una recente indagine sul bullismo in rete ha evidenziato che il 23% dei ragazzi lo fa ed il 26% lo riceve: dati preoccupanti che vedono per lo più la passività delle vittime, che subiscono quasi senza reagire. Nel corso della seconda parte, con le scuole, è stato evidenziato anche un grosso senso di responsabilità anche per insegnanti, dirigenti scolastici e famiglia per quello che avviene su Facebook, Twitter ed altri social. «In futuro - hanno detto i due esperti - ci vorrà una maggior responsabilità di chi gestisce i ragazzi mentre da parte governativa è in arrivo un comitato di monitoraggio per valutare come colpire con più facilità coloro che abusano di questi strumenti».