Gazzetta di Modena

Modena

«Riciclaggio, qui ci sono professionisti complici»

di Felicia Buonomo
«Riciclaggio, qui ci sono professionisti complici»

Sulle loro scrivanie passa «un numero consistente di operazioni sospette» ma pochi fanno le segnalazioni obbligatorie per legge: solo lo 0,2% del totale

3 MINUTI DI LETTURA





Di tutte le segnalazioni per “operazioni finanziarie sospette”, solo uno 0,2% proviene dai professionisti. Un dato di rilievo, se si considera che sono tenuti a farlo per legge. E sono gli stessi professionisti a porre l'accento su questa criticità. È Stefano Zanardi, presidente della Fondazione dell'ordine dei dottori commercialisti di Modena a denunciarlo apertamente, in occasione del convegno per discutere di normativa antiriciclaggio.

«Un numero consistente di operazioni sospette – ha detto Zanardi – passa attraverso un numero ristretto di professionisti conniventi». Non che si tratti di una realtà poco nota, ma il campanello di allarme suona ancora più forte. Per questo l'Ordine dei commercialisti di Modena – che tenta di fare la sua parte a favore della legalità – ha deciso di offrire ai propri associati una sorta di vademecum pratico (anche attraverso incontri e convegni tematici) per orientarsi in questo difficile mondo di movimentazioni di denaro, che spesso mascherano operazioni sospette, dirette verso paradisi fiscali, tese a creare fondi anomali e riciclare denaro.

Ma non è solo una questione di disorientamento, di mancanza di conoscenza. È, in alcuni casi, vera e propria connivenza. Dei pochi, certo, ma sufficienti ad inficiare la lotta al riciclaggio. Ne è convinto Zanardi, che ha aggiunto: «Il fatto che molte operazioni passino in poche mani di professionisti che non denunciano è una delle maggiori criticità per la buona riuscita di una lotta al riciclaggio. Insieme alla complessità dietro la quale si nascondono spesso operazioni illecite».

C'è un'area buia, dai contorni indefiniti. Così la definisce Vito Zincani, procuratore capo di Modena che aggiunge: «Quando avevo sottolineato come fossero rare le segnalazioni dei professionisti su operazioni sospette, non avevo sollevato una critica, ma avevo fotografato una realtà. I professionisti hanno il dovere di agire e anche la possibilità di farlo, ma la cosa importante è riuscire a calare nel concreto questa possibilità».

La tematica è ostica e il percorso salita per i professionisti. Ne è convinto anche Franco Zavatti, coordinatore sicurezza e legalità della Cgil Emilia Romagna, che non manca di porre sull'inconsistente contributo in segnalazioni da parte dei professionisti, con un esiguo 0,2% di avvocati, commercialisti, esperti contabili, consulenti del lavoro e revisori. «Ma il problema – afferma Zavatti – non è solo scovare questo numero ristretto di professionisti direttamente collusi, ma anche porre l'accento sulle disattenzioni e le sottovalutazioni, un'area su cui bisogna lavorare». Che tradotto significa formazione, per capire quali sono i criteri attraverso i quali individuare i prestanomi o le modalità per comprendere le operazioni anomale negli investimenti. L'obbligo di segnalazione delle operazioni sospette è stato introdotto nel 2006, da allora il deficit (conseguente) formativo non è stato del tutto colmato. «Noi come sindacato – aggiunge Zavatti – ci siamo battuti molto a riguardo, per ciò che riguarda gli operatori che lavorano in banca e in posta, ai quali era arrivata on line, quando fu introdotto l'obbligo di legge, una sorta di guida. E in Emilia Romagna qualche possibilità formativa ulteriore siamo riusciti ad ottenerla. Ma uguale discorso deve farsi sul fronte dei professionisti, che si trovano ogni giorno a contatto con il rischio di operazioni tributarie sospette, o dichiarazioni infedeli e tutta una serie di elementi che sottendono evasione o riciclo di denaro. Colmare questo deficit è necessario, per evitare che a quell'area minoritaria di professionisti conniventi si aggiunga anche quest'ampia area di operatori non adeguatamente formati».