Arletti si ritira e attacca: «Era tutto già stabilito»
Meccanismo di voto scontato: l’imprenditore decide di non presentare la lista «Mi volevano dare un incarico, ma ho detto no». Strada spianata per Schena
Colpo di scena nella presentazione delle liste per la corsa alla presidenza della Fondazione Cassa di Risparmio. L’imprenditore Giovanni Arletti, titolare di Chimar Imballaggi, uno dei possibili competitor di Giuseppe Schena ha rinunciato a presentare la propria candidatura. Di fatto, quindi, salvo ulteriori colpi di teatro, oggi - ultimo giorno utile per depositare le liste - ci sarebbe un gruppo unico che vede Schena alla presidenza. Nella sua lista figura anche il dirigente bancario Attilio Bedocchi alla vice presidenza, un nome gradito anche al consigliere d’indirizzo e direttore del settimanale diocesano Notizie Luigi Lamma che ha sostenuto la sua candidatura. I candidati al consiglio d’amministrazione della lista Schena, secondo indiscrezioni, sono l’ex assessore Lella Rizzi, Cinzia Principi, Eleno Dondi, Paolo Vincenzi e Maurizio Vescovini.
«Avevo deciso di candidarmi alla presidenza della Fondazione perché Carpi mi ha dato tanto. Per amore della mia città volevo restituirle qualcosa - spiega Giovanni Arletti - Avevo scelto dei nomi validi per formare una squadra che avrebbe sviluppato progetti innovativi. Avrei avuto l’appoggio del mondo economico, della Camera di Commercio e del Comune. Ma non sarebbe stato sufficiente. Perché, nella lista di Schena sono candidati al Cda i consiglieri d’indirizzo già in carica in Fondazione. Quindi, dal momento che loro eleggono il Cda si verifica la situazione paradossale di consiglieri che votano per se stessi. I voti “liberi”, potenzialmente a mio favore sarebbero rimasti quattro e non ce l’avrei mai fatta. Mi chiedo perché venga stabilito tutto in anticipo. Non c’è nulla di personale verso Schena, che stimo. Mi hanno proposto di entrare ugualmente in Fondazione, attraverso altri incarichi, per ritentare, eventualmente, alla prossima occasione, di diventare presidente. Ma io ho detto no. Mi chiedo anche perché non è stata fatta rispettare la “Carta delle Fondazioni Acri” che parla di incompatibilità tra incarichi politici e in Fondazione».