Modena corsa al sindaco/9 Querzè: «No ai poteri forti e basta con i privilegiati»
Ha inventato Per me Modena: «Lavorare con orgoglio per il bene della città è una cosa che possiamo fare: crediamo nei giovani, diamo a tutti un’istruzione»
Adriana Querzè forse lo sapeva fin dall’inizio che sarebbe finita così, candidata anche contro chi, per la prima volta, le aveva chiesto di entrare in politica. Ma davanti a quello che lei chiama «rispetto», «rispetto dei cittadini» che è venuto a mancare, non si può far finta di nulla. Così ha costruito la sua squadra, anche i volantini per promuovere i candidati consiglieri sono uguali per tutti: non uno per ciascuno, ma uno per tutti, dove compaiono tutti e 32 gli aspiranti di Per me Modena. Anche questo è un segnale.
Perchè si è candidata?
«Per dare voce ai tanti elettori di sinistra che dentro e fuori dal Pd pensano che Modena abbia bisogno di una politica e di una amministrazione meno legata ai poteri forti e alla spartizione e maggiormente capace di rispondere ai problemi e agli interessi generali».
La sua candidatura ha avuto, in questi mesi, alti e bassi: la discesa in campo contro la Maletti, la consapevolezza che una lista si poteva fare, la decisione di non correre alle primarie e la scelta di stare da sola. È stato un percorso coerente fino in fondo?
«Dal mio punto di vista sì, molto coerente, dividendo ovviamente questo percorso in diverse fasi. La prima è stata chiara: il Pd non mi ha voluto e mi ha spinto a candidarmi al di fuori, con la scusa delle tessera non fatta quando si sa che ci sono segretari di circolo che non l’hanno rinnovata. Per come sono andate le primarie, una resa dei conti interna, sono ben felice di non aver partecipato perché il partito ha dimostrato la sua grande difficoltà».
Ma alle primarie ha votato Muzzarelli.
«Certo, e l’ho detto dal primo minuto per un motivo chiaro: impedire l’ingresso della destra nel Pd per sostenere una candidata in corsa. Non è una questione personale, ma di visione: lei pensa ad un welfare assistenzialistico, io ho una visione laica, lei è lontana dall’idea del Comune che programma e gestisce, nella sua testa questo non esiste. Il mio voto a Muzzarelli ha significato questo, nient’altro».
Ha iniziato come tecnico prestato alla politica, ma oggi sembra molto più politica che tecnico.
«La scelta di andare da sola è stata sofferta, ma giusta. Non sono bastate le primarie, ma anche una lista, quella del Pd, che ripropone esattamente gli stessi schemi, gli stessi giochi, le stesse ripartizioni. E questo percorso di pesi sarà quello che verrà usato anche per comporre la nuova giunta. Dico questo perché in questi anni ho capito che in un’amministrazione l’assessore deve fare sia il tecnico che il politico, ma il dirigente deve fare solo il tecnico. L’indirizzo lo deve dare la politica e se la politica non è chiara succede quello che succede. Io ci ho provato, cercando equilibrio ed evitando interventi a gamba tesa».
È l’unica donna in gara: un problema? Un peccato? Un vantaggio?
«È’ un segnale. Un segnale di ciò che la politica porta in dote, cioè la difficoltà per le donne ad avvicinarla. Quanto poco siano attive e quanto poco ancora trovino spazio. È comunque una sproporzione preoccupante».
Andiamo al programma. la sua priorità?
«Non una ma tre».
Da dove iniziamo?
«Dal lavoro. Un sindaco non crea lavoro ma può cercare di favorirlo. Gli sgravi fiscali alle imprese e la sburocratizzazione sono due sfide da vincere, ma rendiamoci conto di quanto siano complicate. Il lavoro va facilitato, anche quello nuovo, quello dei giovani, mettendo a disposizione spazi e servizi. Nel nostro programma abbiamo scelto tre ambiti: il turismo, la cultura e il riciclo. Nuovi lavori, nuovi ambiti, innovazione a tutti gli effetti».
Poi?
«Formazione e manutenzione della città. La prima la intendo in termini di istruzione, nell’ambito 0/6 anni, dove abbiamo già ottimi standard ma dovremo cercare di mantenerli e di renderli allo stesso tempo flessibili. La dispersione scolastica è un fenomeno in crescita e non possiamo permetterci di perdere nessuno: il 30 per cento della popolazione giovanile sarà presto costituita da stranieri e figli di immigrati. A loro dobbiamo dare ogni mezzo in termini di istruzione. Maggiore coesione, poi, tra formazione, università, imprese: l’Its sta avendo successo, ed è una buona base di partenza».
E arriviamo alla manutenzione della città. Si spieghi.
«Abbiamo cominciato a parlare di questo piano straordinario in campagna elettorale e mi fa piacere che oggi in molti ne parlino. Ma io non intendo, con questo, tagliare nastri. Parlo piuttosto di scelte strategiche e legate tra loro in tema di ciclabili, strade, rete idrica, verde pubblico. Sono infrastrutture che devono essere pensate in modo integrato, sia per risparmiare che per accrescere il senso di appartenenza».
Cosa le piace di Modena?
«La voglia di esserci. In questi mesi ho incontrato tante persone, avevano anche sentimenti non positivi sulla città, ma hanno deciso di provare a cambiarla, partecipando attivamente. Lavorare con orgoglio per il bene di Modena è ancora una cosa che qui possiamo vedere».
Una cosa che non le piace?
«La sensazione diffusa che ci siano dei privilegi. Si dovrà lavorare in modo che questo sospetto possa essere fugato».
Se Muzzarelli andrà al Ballottaggio dicono che sarà colpa della Querzè?
«Ne dicono tante... Sarebbe un conto complicato, meglio che pensino ai loro di voti».
Difficile pensare ad un ballottaggio, se ci si arriverà, senza Muzzarelli. Lo voterà?
«Lo dirò quando si saprà chi sarà in gara».
E lei nel frattempo cosa farà se non sarà della partita?
«Significherà che il nostro progetto non ha raccolto sufficienti adesioni e faremo opposizione leale e concreta nel rispetto delle istituzioni».
@dvdberti
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