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Chioschi? Il primo progetto in ferro e legno

Chioschi? Il primo progetto in ferro e legno

Parla l’ingegnere genovese Paolo Castelnovi: «Dopo il terremoto c’è stato l’obbligo di farli così»

20 maggio 2014
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«All'inizio, nel mio piano di riordino del parco delle Mura, avevo previsto i chioschi realizzati in metallo e legno, ma dopo il terremoto c'è stato l'obbligo di realizzarli come li hanno fatti. Noi eravamo d'accordo con la soprintendenza e non mi aspettavo certo il caos attuale su quell'area. C'è stato un fiume di parole, ma faccio una previsione... questa situazione mi sembra destinata a spegnersi in un nulla di fatto».

L'architetto genovese Paolo Castelnovi, in passato collaboratore del Politecnico di Torino e autore di numerose pubblicazioni sul verde storico, interviene sui chioschi "bulgari". Castelnovi, un professionista molto noto a Torino, è in un certo senso il “papà” delle costruzioni oggi sotto sequestro da parte della Procura.

Professore partiamo dalla situazione attuale.

«Non mi sarei mai aspettato che saremmo giunti a questo punto. Io feci il piano di riordino del parco delle Mura dove molti ricorderanno che c'erano costruzioni affastellate».

Perché lo chiama parco delle Mura?

«A suo tempo abbiamo fatto tutti gli approfondimenti storici e quel luogo è usato fin dagli anni Venti del '900 dai modenesi per la passeggiata con momento di relax ai chioschi. Solo anni dopo, in epoca fascista, vi è stato aggiunta la denominazione della Rimembranza. Che sia un parco della Rimembranza è dunque una bugia, quel luogo nasce per le passeggiate e in un luogo di questo tipo non si pregano i morti».

Cosa le chiese il Comune con il piano di riordino?

«Di mettere ordine, visto anche che il luogo è in posizione molto trafficata. Soprattutto progettai la ricostituzione del verde che in parte vedeva la presenza di piante non congrue. Per quanto riguarda le baracchine, passammo tempo con i concessionari e facemmo tante riunioni con la soprintendenza, lavorando di comune accordo. Con la soprintendenza eravamo d'accordo con i chioschi in metallo e legno pre terremoto, strutture leggere rivestite in mattoni».

Quei chioschi sono ingombranti...

«Assolutamente no, l'ingombro è inferiore a quello che c'era prima perché era proprio questa la richiesta alla base del progetto. Non sono responsabile della fase esecutiva, ma se paiono più grandi forse è una impressione. Di certo non sono nuove costruzioni: c'erano strutture preesistenti».

È venuto a Modena a vedere la situazione?

«No, ma ho sentito molte volte il Comune al telefono. L'effetto riordino alla fine prevarrà».

Stefano Luppi