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La città-distretto è realtà: solo così si torna vincenti

La città-distretto è realtà: solo così si torna vincenti

Convegno sul futuro della zona ceramica: si può diventare il terzo polo in regione Manifattura, storia, ambiente e cibo vanno valorizzati con programmi turistici

20 maggio 2014
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Sempre meno un’entità astratta, ma piuttosto una rivoluzione della governance e della mentalità con cui concepire il territorio: la Città distretto ha preso una forma quasi definitiva nel convegno organizzato dal Pd sassolese e dai candidati sindaci del centrosinistra di tutti i Comuni della ceramica, si è tenuto al teatro Carani. Una rivoluzione che, come hanno sottolineato spesso i relatori, non richiede per prima cosa “soldi”, ma visioni comuni. E sulla concretezza ha voluto spingere sull'acceleratore anche Claudio Pistoni, candidato per Sassuolo, che ha concluso la serata dicendo “su questo tema dobbiamo mostrare i primi segnali fin dal primo anno di mandato, andiamo avanti con chiunque ci starà”.

Cominciare fin da subito a pensare come un’unica città da 180mila abitanti che, ha spiegato Gregorio Schenetti “sarebbe idealmente la terza città dell'Emilia Romagna e probabilmente la prima per capacità produttiva”. I relatori hanno dato il senso della Città distretto a trecentosessanta gradi. Aldo Bonomi, editorialista del Sole 24 Ore, ha fatto il quadro generale: «È finita l’epoca in cui essere il sindaco solo di Sassuolo. Oggi il mondo è percorso da flussi che impattano in determinati luoghi e li cambiano radicalmente. Gli amministratori devono stare fra i flussi e i luoghi. La dimensione è per forza territoriale, idealmente potrebbe essere un ritorno all'idea di un moderno granducato, con tutti i soggetti insieme per uno sviluppo comune: amministratori, corporazioni, sistemi commerciali, welfare».

Franco Mosconi, docente di economia, ha sottolineato il primato della manifattura in Italia e nel distretto e come la riscoperta mondiale di questo aspetto, trascurato “da 25 anni di pensiero unico sul primato della finanza” costituisca una occasione fondamentale su cui puntare da subito. Roberto Masiero, professore di storia dell’architettura, si è spinto dalla smart city alla smart land, un’area vasta che ragiona come unico territorio e di cui ha fornito una schematizzazione completa di cose da fare. Federico Zanfi, che sul distretto si è già occupato di trasformazione urbana, ha addirittura individuato alcune direttrici del futuro “granducato”: «La Pedemontana come una vetrina lunga dell'eccellenza produttiva locale, rivedendo i fronti strada con la collaborazione delle aziende (un esempio il caso della sede Kerakoll già esistente); la via Statale come filo di collegamento di tutti i punti di riferimento e luoghi storici; la collina e la pianura, insieme ai fiumi, come luoghi della tipicità, del nutrimento, del buon vivere».

Sull'aspetto turistico è intervenuta Magda Antonioli, della Bocconi: «Non sottovalutiamo certi tipi di turismo, questa è una regione già vocata a ogni tipo di accoglienza, l’importante è una governance, l’assessorato al turismo di una città distretto non deve essere marginale».

Infine Claudio Bertorelli, progettista “paesaggistico” ha sottolineato la necessità di “ibridazione” di tutti gli aspetti evidenziati. «Non devono più esistere confini fra cultura, turismo, urbanistica e ogni altro aspetto del territorio. È una concezione nuova che richiede occhi diversi».