Gazzetta di Modena

Modena

Castello, chiese, teatro e torre: c’è un tesoro da recuperare

di Alberto Setti
Castello, chiese, teatro e torre: c’è un tesoro da recuperare

All’esterno del cuore di San Felice tanti cantieri. Scuole, palazzetto, auditorium , centro sportivo I Cas passati da oltre mille a 415. Oltre cento le cambiali arrivate. Sfinge: domande per 160 milioni

21 maggio 2014
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SAN FELICE. Mancano ancora all'appello duecento sanfeliciani, su una popolazione di 11mila. Tanti se ne è portati via il terremoto di due anni fa. Morti, perché nel trambusto che sconvolse la vita di tanti anziani, sballottati tra campi di protezione civile, specie nella tendopoli delle scuole medie e loro volta evacuate dopo la scossa del 29, alcuni di loro non ce l'hanno fatta. Una morì sotto le stesse tende, molti di più negli alloggi provvisori poi reperiti tra alberghi e strutture protette di tutto il Nord. Accoglienti sì, ma segno di uno sconvolgimento capace di fratturare delicati equilibri. San Felice registra anche l'unica vittima del terremoto del 20, una anziana che nel tentativo di rifugiarsi all'aperto si procurò una frattura da cui non si è mai ripresa.

Vittima non riconosciuta, perché nella conta dei nomi e nelle commemorazioni quella povera donna non è mai stata citata, espulsa da una memoria incompiuta che invece deve restare. Non solo morti, ma anche emigranti, da una terra che ha dato tanto e che ancora oggi chiede altrettanto, in termini di rispetto, di una tutela che fatica a farsi canone, e cultura. Qualcuno è anche ritornato, come negli altri paesi colpiti, ma in una San Felice che prima del sisma toccava 11.198 residenti oggi i sanfeliciani sono 10.998, dopo essere stati anche meno.

«Segnali positivi comunque se se ne sono visti - raccontano Lara e le colleghe all'Ufficio Anagrafe del Comune - Ci sono stati ad esempio più matrimoni, anche di persone avanti con gli anni, e prima soltanto conviventi. E negli ultimi tempi stanno nascendo più bambini…".

In quattro mesi a San Felice sono nati 19 bambini e 19 bambine, con la percentuale dei locali non così sopraffatta dagli immigrati. Appena un nato in meno dei deceduti, che sono stati 39, di cui 20 maschi.

A significare che la strada è ancora lunga ci sono i numeri dell'emergenza: restano assistite almeno il 40% delle famiglie che lo erano all'indomani delle scosse, in piena emergenza. Il primo contributo di autonoma sistemazione, nel 2012, veniva erogato a 1071 persone. Oggi sono ancora 415. E faranno fatica a calare, trattandosi spesso di residenti in abitazioni giudicate gravemente danneggiate. Nei map, i moduli abitativi provvisori, costati troppo e oggi al centro di una campagna di smobilitazione che fatica a decollare, risiedono ancora 75 nuclei familiari: erano 80, qualcuno se ne è andato spontaneamente, uno spintaneamente, perché non ne aveva diritto e non voleva saperne di tornare ad una normalità meno assistita.

Ci sono anche tre famiglie che il Comune ha collocato a Modena, in affitto. E quella dell'affitto è una politica che si proverà a perseguire: «Proprio in questi giorni - spiega Manuela, all'Ufficio Servizi Sociali - il Comune ha acquistato sei appartamenti, da mettere a disposizione dei cittadini. A suo tempo avevamo chiesto di mettere a disposizione alloggi con ogni tutela, senza grandi risposte, ma è imminente il nuovo bando per il reperimento di alloggi». Una opportunità che per egoismo e diffidenza privati e banche non hanno colto finora, rischiando di mandare fuori mercato un patrimonio di case vuote sotto gli occhi di tutti. Contraddizione questa di un territorio che per conseguenza continuerà a sottrarsi terreni fertili, giustificandosi con un Psc di recente approvazione e fortemente espansivo, tanto da ammettere una crescita esponenziale fino a 15mila abitanti, stoppata dallo stesso terremoto.

Oggi su quei terreni c'è tanta della nuova San Felice, che dovrà trovare una formula credibile per conciliarsi con la vera San Felice, quella di un centro storico che ha dimezzato i negozi, e che farà inevitabilmente i conti anche con l'imminente apertura di un nuovo centro commerciale Famila. Nel centro storico c'è tanta gente che “non molla” e ci sono opere imponenti, come la Rocca Estense, in paziente attesa di conoscere un destino di recupero che richiama almeno 15 milioni di euro. O come il Teatro, anche quello destinato ad essere sostituito ("momentaneamente") dalla sala congressi che sorgerà quale aula magna accanto alle scuole medie, appena sarà fatta chiarezza in Regione sulla recente gara di appalto. Eppoi c’è da ricostruire la Torre dell’Orologio, unica nella sua architettura e cuore di un salotto cittadino. Nel polo scolastico nuovo, a giugno aprirà invece il palasport, una delle ultime opere pubbliche, tra le più attese ed impegnative. E ovunque le case dei privati, e le aziende da riparare: 123 le cambiali emesse, per cominciare a pagare le case sistemate, 373 le pratiche avviate per la riparazione delle case, che coinvolgono quasi 700 persone. Siamo ancora molto lontani dai numeri dei danni, ma in municipio si confida in tempi decedenti, anche in forza della squadra di tecnici che è stata assunta. Per quanto riguarda le pratiche "Sfinge", sono 72 le domande presentate, 17 per l'agricoltura, 10 per il commercio, 45 per l'industria, per un ammontare di quasi 160 milioni di euro. In molti casi opere essenziali ed importanti, in altri al miglioramento antisismico si accompagna un inaccettabile peggioramento della qualità estetica, con i soliti capannoni a lastre di cemento che già sostituiscono la grazia e l'arte edificatoria, per certi aspetti impareggiabile, della civiltà contadina. Un tema, quello della salvaguardia della connotazione architettonica della Bassa, che si intreccia con altri, faticando a resistere. Un tema che non sarà al centro della fiaccolata odierna, con i sanfeliciani chiamati a raccolta per una serata commemorativa, ed una riflessione inevitabilmente più emozionale, che culturale.