Gazzetta di Modena

Modena

La paura si chiama desertificazione

di Giovanni Vassallo
La paura si chiama desertificazione

Il Comune promuove bandi per favorire l’apertura di attività commerciali di under 35. Oltre 500 promesse di intervento

21 maggio 2014
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NOVI. In paese sono molti i beni immobili e le abitazioni private danneggiate in seguito al terremoto. Dopo due anni esatti, dunque, osserviamo qual è l'andamento della ricostruzione privata. I dati aggiornati al 30 aprile dicono che le cambiali Errani emesse passano dalle 196 del mese precedente a 212, mentre i Sal erogati avanzano da 147 a 167: di questi 20 sono 6 i Sal finali, cioè a saldo e chiusura delle pratiche e dei relativi cantieri, con la concreta possibilità di fare rientro nella propria abitazione. Le domande presentate sono in tutto 384 (28 delle quali poi ritirate o archiviate), di cui 208 per quanto riguarda le B e le C, 62 per le E0 e 114 per E1, E2 ed E3. Ai 356 procedimenti attivi vanno poi sommate le 518 prenotazioni sulla piattaforma Mude, il cui termine è scaduto il 31 marzo scorso, ossia quelle dichiarazioni di impegno che permettono la proroga della presentazione delle richieste per i contributi di ricostruzione dei fabbricati con inagibilità E fino al 31 dicembre 2014. Chi ha potuto ha poi anticipato soldi propri (questo esclusivamente per le B e le C), sistemando i danni salvo poi usufruire di detrazioni fiscali pari al 50% delle spese sostenute. Per chiudere il cerchio occorre però esaminare anche tutti quei casi di persone in possesso di uno o più immobili ma restie a ricostruire. In tal senso assumono fondamentale importanza le ordinanze 32 e 33 emanate da Errani il 28 aprile scorso, a cui Novi tra l'altro ha già aderito. Nella prima si legge che il proprietario non interessato a ripristinare la propria abitazione può cederla gratuitamente al Comune, ricevendo in cambio una somma utile per acquistarne una nuova. Dal suo canto il Comune potrà intervenire sugli stabili lesionati tramite fondi appositi stanziati dalla Regione, per poi convertirli in abitazioni a canone concordato in modo da incentivare il ripopolamento del centro storico. La seconda ordinanza invece regolamenta l'acquisto di immobili danneggiati anche da parte di soggetti terzi, come imprese o cooperative. Tali soggetti, per poter usufruire dei contributi per la ricostruzione, saranno obbligati ad affittare le case acquistate con contratti a canone concordato con il Comune. In tal caso a colui che cede la propria abitazione spetterà una somma per poterne acquistare una nuova, mentre l'azienda edilizia, una volta compiuti gli interventi di ripristino e terminato il periodo dell'affitto a canone concordato (8 o 15 anni), sarà libera di vendere l'edificio. Spetterà al Comune, però, l'individuazione delle aree in cui poter acquistare le nuove abitazioni, oltre ad aver il delicato compito di stabilire quali saranno gli immobili coinvolti dalle ordinanze e dunque indirettamente chi tra i terremotati ne potrà trarre beneficio.