Gazzetta di Modena

Modena

“Pane quotidiano” antidoto agli sprechi

di Saverio Cioce
“Pane quotidiano” antidoto agli sprechi

Patto tra Comune, panificatori, Portobello e Porta Aperta per la raccolta degli avanzi alimentari da destinare ai bisognosi

21 maggio 2014
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Si chiama “Pane quotidiano” l’iniziativa coordinata dal Comune per recuperare dai fornai e dalle aziende che producono prodotti da forno gli avanzi.

Che siano pagnotte o ciabatte, panini o rosette integrali, verranno tutte prese di giorno in giorno dal furgoncino elettrico già al lavoro da un mese e che porta a destinazione i piatti non consumati dei ristoranti che aderiscono all’iniziativa “Tico e tipico”. Un mese dopo il decollo dell’operazione di raccolta per i cibi già pronti, e che vengono recapitati puntualmente a Porta Aperta, l’organismo che fa capo alla Caritas diocesana , il salto di qualità arriva con il coinvolgimento delle panetterie.

«È un’occasione in più - ha spiegato l’assessore Prampolini - per sottolineare l’importanza della lotta agli sprechi. Noi forniamo un supporto tecnico, per così dire, mettendo in rete associazioni e gruppi che partecipano all’iniziativa. In un momento di grave crisi economica è doppiamente immorale far finire nella pattumiera prodotti che possono servire alle persone in situazioni di difficoltà».

Ma come funzionerà in dettaglio la raccolta del pane? Come verrà poi distribuito?

«Con la raccolta del pane - spiega Giorgio Boni di Porta Aperta - andremo direttamente nei forni, quotidianamente, per raccogliere tutta la produzione invenduta, quella che ci consegneranno i titolari. Poi la porteremo nella nostra mensa o la distribuiremo assieme a Portobello e alle Caritas parrocchiali, l’emporio sociale dove le famiglie più bisognose possono fare la spesa con uno scambio di lavoro. Naturalmente ci atterremo alle linee guida elaborate dalla Regione, per garantire igiene e trasparenza in tutta l’operazione. Crediamo che un’iniziativa come questa sarà utile anche per i volontari che si affiancheranno a noi; un conto è parlare genericamente di bisogno, un altro è rimboccarsi le maniche e conoscere le persone a cui doniamo questi prodotti, capire che non verrà buttata neanche una briciola».

Il Comune paga il noleggio del furgoncino elettrico, i volontari ci mettono le braccia sino alla distribuzione del prodotto. La garanzia che il pane raccolto non venga reimmesso nel commercio e che al tempo stesso vengano rispettate le regole sanitarie. Un dettaglio fondamentale che, in prospettiva, potrà spingere anche i produttori industriali di prodotti da forno a destinare a questo canale le eccedenze invendute. Del resto un meccanismo del genere è già attivo da tempo con la mensa della Cnh e sinora ha dato buoni risultati, permettendo di offrire un pasto dignitoso a chi bussa a Porta Aperta.

L’impegno è stato sottoscritto anche dalle associazioni di categoria che ieri mattina erano presenti tutte all’appello durante la conferenza stampa di presentazione di “Pane quotidiano”.

«È una richiesta venuta avanti anche dai nostri associati - ha detto Morena Manfredini (Cna) - Un’operazione del genere fa parte anche di quella responsabilità sociale d’impresa che per noi è fondamentale». «Buttar la roba fa male, tutto ciò che si può evitare per evitarlo deve essere fatto» aggiunge lapidario Mariani (Confesercenti).

«Già nostri associati si erano organizzati per ridurre a zero lo spreco - spiega Ascari (Confcommercio) - Il pane è un simbolo e per questo fa male al cuore vederlo buttar via. Non siamo nuovi a iniziative di questo tipo: i macellai hanno avviato una raccolta fondi per gli alluvionati». Dello stesso tenore le parole di Montorsi (Lapam): «Avanti così, il Comune deve far da catalizzatore delle energie che si muovono nella società». In prima fila fornai come Mauro Benazzi, che non hanno avuto incertezze nel dare il pieno sostegno all’operazione. «Il pane lo ofriremo nei cestoni alle 300 famiglie che seguiamo - conclude Angelo Morselli dell’emporio Portobello - Nei tre giorni in cui siamo chiusi il pane verrà portato alle Caritas parrocchiali».