Gazzetta di Modena

Modena

Pochi cantieri in via della Pace e il cuore di Concordia non batte

di Giovanni Vassallo
Pochi cantieri in via della Pace e il cuore di Concordia non batte

Lunghi portici e palazzi antichi richiedono interventi per milioni. Il municipio ancora ingabbiato Due marce diverse per pubblico e privato. Marchini: «L’intesa tra i proprietari in centro è difficile»

21 maggio 2014
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CONCORDIA. Alla vigilia delle prossime elezioni sono molti i concordiesi che orienteranno il proprio voto in base alla priorità che ogni lista darà alla ricostruzione, in particolare a quella privata. A tal proposito nel mirino finisce ancora una volta via della Pace, parzialmente considerata zona rossa quando sono ormai trascorsi due anni dal maggio 2012. Tra i tanti edifici inagibili, però, qualcosa si sta lentamente muovendo. Al di là delle promesse elettorali, come procedono i lavori già assegnati e soprattutto quali saranno, indicativamente, le tempistiche di ripristino delle abitazioni? Occorre innanzitutto premettere che anche Concordia segue il trend degli altri paesi, con una ricostruzione pubblica che viaggia a velocità nettamente superiore rispetto a quella privata. Se nel primo caso, infatti, i primi risultati si videro già a fine 2012 (inaugurazione delle scuole) o al più tardi a metà 2013 (taglio del nastro per il municipio), nel secondo caso il quadro rimane abbastanza desolante. Al confine tra la zona off limits e quella aperta al pubblico di via della Pace per quanto riguarda le abitazioni con danno E sorgono infatti solo un paio di cantieri. A gestirli è l'Enertech Srl di Ostiglia, la quale tramite il direttore tecnico Silvano Martinelli fa sapere che si tratta di «lavori di ristrutturazione ed adeguamento sismico». Nel primo caso, relativo al civico 50-56, i lavori sono iniziati nel novembre 2013 e termineranno entro la fine dell'anno, per un totale di 1.5 milioni di finanziamento lordo (comprensivo cioè spese di progettazione, spese tecniche e iva); nel caso del civico 57-59, invece, i lavori hanno preso il via nel marzo scorso e vedranno la fine nella prossima primavera: in questo caso il finanziamento è pari a 1.1 milioni. Stiamo parlando di edifici di classe E, come del resto la maggior parte di quelli presenti nella porzione di via della Pace ancora chiusa. A complicare la situazione intervengono poi due cattive notizie: la prima è che si tratta praticamente degli unici o dei pochissimi cantieri della zona rossa concretamente avviati e con una data di scadenza certa; la seconda è che non si ha idea di quando partiranno i lavori su tutti gli altri fabbricati inagibili della porzione di via ancora chiusa. Anche dalle parole del sindaco Carlo Marchini non trapela ottimismo: «Si tratta di un caso difficilmente ripetibile nel breve periodo - spiega riferendosi ai due cantieri - Del resto finora i progetti presentati sono davvero pochi, complice la recente approvazione del Piano della ricostruzione: ottimisticamente si potrebbe prevedere di averne un buon numero entro la fine dell'anno, per poi vedere i primi risultati tangibili a partire dal 2016». A preoccupare è soprattutto il fatto che delle tante Umi ritenute non strategiche e dunque non vincolate al piano della ricostruzione ne siano “partite” solamente un paio. Non tutto però si esaurisce in un mero discorso economico: «I tempi non sono brevi anche perché i proprietari stessi faticano a trovare un accordo - prosegue Marchini, alludendo anche al paventato rischio (forse scongiurato dalle ordinanze 32 e 33 recentemente emanate da Errani) che qualcuno dopo il sisma abbia abbandonato Concordia senza avere intenzione di rientrarci, né tantomeno di ricostruire - Di certo se c'è la possibilità di intervenire occorre farlo immediatamente, del resto il valore dell'abitazione ora come ora è nullo e non avrebbe senso lasciarla in uno stato di degrado». Se invece si analizzano i dati non concernenti le Umi della zona rossa, si nota che le pratiche pervenute sono in totale 768, con 227 richieste di contributo (171 per le B e le C, 16 per le E0 e 40 tra E1, E2 ed E3), 155 Sal in liquidazione e 351 prenotazioni. Un'altra problematica per certi versi collegata alla titubanza della ricostruzione privata, nonostante la volontà sia quella di smantellarli il prima possibile, riguarda la lentezza nello svuotamento dei Map: dal 10 gennaio 2013, giorno in cui furono consegnati, solo un paio di nuclei familiari sono riusciti ad abbandonare i prefabbricati di via della Croce Rossa grazie all'accesso al nuovo Cas. Per alcune delle 278 persone che vi abitano c'è la possibilità di trasferirsi nei nuovi alloggi acquistati tramite il “Piano casa” varato dalla Regione, mentre gli altri dovranno ancora attendere parecchi mesi prima di trovare una sistemazione definitiva. C'è infine un altro rischio concreto: che gli edifici costruiti con un'idea di provvisorietà si trasformino giocoforza in soluzioni definitive. Pensiamo ad esempio al nuovo municipio di via Martiri: sulla vecchia sede grava infatti il vincolo della Soprintendenza, per cui le tempistiche di recupero anche in questo caso non si prevedono certo brevi. Nonostante ciò alcuni commercianti, uniti a qualche residente la cui abitazione aveva subito danni relativamente poco ingenti, hanno già da tempo ripopolato il centro storico. Finché la situazione non si stabilizzerà, però, la strada per loro si preannuncia ancora in salita.