Gazzetta di Modena

Modena

Una piazza agibile ma senza vita tra impalcature e tanti progetti

di Francesco Dondi
Una piazza agibile ma senza vita tra impalcature e tanti progetti

Iniziative per portare gente in centro storico ma i residenti sono fuggiti e di sera cala il silenzio I cantieri pubblici viaggiano spediti, quelli privati balbettano per l’infinito intasamento burocratico

21 maggio 2014
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FINALE. Stasera, alle 22,30, si accenderanno le fiaccole e calerà il silenzio. Ma al contrario di tutti i giorni il centro storico paradossalmente tornerà ad animarsi con le tante persone che si ritroveranno insieme per ricordare il terremoto. Ci si incamminerà in quei vicoli che ogni notte dell’anno, invece, restano deserti. Perché Finale, tra i tanti, diffusi problemi che ogni paese vicino è costretto a subire costantemente, deve anche fronteggiare la fuga dal cuore della città. Ghetto ebraico e le piazze sono le zone che più hanno pagato dazio alle scosse: interi palazzi restano puntellati, altri dovranno essere demoliti, ma centinaia di persone qui non ci sono più. Hanno già trovato un alloggio altrove, magari nelle nuove costruzioni in periferia e così le tante seconde case, che prima furono dei finalesi doc e poi finirono in affitto, restano dannatamente vuote e senza alcuna strategia all’orizzonte se non quella della ristrutturazione a basso costo.

Eppure chi è rimasto ci sta provando a trascinare un paese in ginocchio. Tra via Mazzini, piazza Garibaldi e le strade del borgo i cantieri si vedono. Gli operai lavorano nascosti dietro le reti di protezione e ogni volta che, quasi fosse il sipario di un teatro di campagna, un ponteggio viene smontato ecco tornare ad un’antica magnificenza quei palazzi incrostati da decenni. Sì, la bellezza e i colori caldi possono giocare la sfida più difficile: un centro adorabile può davvero ridare slancio e cancellare il torpore. Ma certo non basta. E così ci si ingegna nel calamitare persone, attività e coraggiosi investitori. Non si può negare che gli sforzi si vedano e le iniziative aggregative ci siano. Feste, manifestazioni, eventi si rincorrono di settimana in settimana e la gente risponde presente, ma appena cala la sera ecco che di nuovo buio e silenzio si impadroniscono della piazza.

Una piccola svolta, però, potrebbe esserci nel giro di pochi mesi: la sistemazione della prima parte del municipio. Prima di vedere tornare nella storica sede i servizi comunali ci vorrà tempo, sia chiaro, ma il progetto per i primi interventi è già depositato e sarà illustrato, proprio stasera, alle 21, davanti alla facciata monumentale. E da lì, via via, si snoderà quella voglia di ritorno alla completa normalità, che se da un lato cancella l’adrenalinica rincorsa, dall’altro offre la possibilità di riflettere con serenità su quello che Finale dovrà tornare a rappresentare in futuro quando, magari con i fondi pubblici, sarà possibile davvero rimettere mano al Castello semidistrutto o alla torre simbolo mondiale del terremoto oppure a via Trento Trieste, millenaria arteria di vita della città. Solo riportando la bellezza si potranno cancellare i brutti ricordi, le maniacali paure e quell’odore di polvere e macerie che ancora aleggia nell’aria. Questa è la sfida del futuro, sapendo che nel retroterra sociale si muove un mondo di volontariato e appassionati tenaci, forza e motore della Piccola Venezia, abituata a far da sola, ma mai come oggi bisognosa di scelte coraggiose, magari dolorose, ma indispensabili per un Finale che pretende di rialzarsi.

@francescodondi

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