Gazzetta di Modena

SERRAMAZZONI. «Quei fucili non sono miei, erano del mio povero fratello deceduto un anno fa e non erano in casa mia, perchè la casa è sua, io andavo effettivamentelà, ma per accudire gli animali che sono rimasti. E poi io non li ho mai adoperati, tranne le carabine, lo ammetto, per sparare qualche colpo all’interno della proprietà, mai fuori di lì...».

Si è difeso in questi termini, strenuamente, il 58enne di Riccò Claudio R., che ieri è comparso davanti al giudice delle indagini preliminari, dottoressa De Neo. Nell’udienza non si è neppure parlato di bracconaggio, che sarà oggetto delle successive indagini del pm Niccolini. Al giudice è bastato accertare le circostanze dell’arresto, e soprattutto la normativa che riguarda le armi, sufficiente da inguaiare il metalmeccanico che vive al Villaggio del Sorriso. Anche perchè nel 2006, Claudio era già stato arrestato, proprio per il possesso di armi. Nel corso dell’udienza l’uomo era assistito dall’avvocato di fiducia Maria Cristina Colonnelli che ha fatto notare tra l’altro come le armi non fossero nascoste. Dopo averlo attentamente ascoltato nella sua appassionata difesa, il giudice ha comunque valutato che ci fossero comunque gli estremi della detenzione. A preoccupare anche la circostanza che i dieci fucili, alcuni con matricola abrasa e uno costruito artigianalmente, e le due pistole con matricola abrasa (una delle quali trovata sotto il cuscino del letto) avessero tutti il colpo in canna. Claudio ha specificato che però c’era la sicura, e che quindi occorreva disattivarla prima di tirare il grilletto. L’operazione, si ricorderà, è stata avviata dalla polizia provinciale, attratta dalle segnalazioni sui colpi di fucile e dalle trappole per animali in bella vista attorno a casa. La perquisizione e l’arresto sono stati eseguiti in collaborazione con i carabinieri.